La tradizione ha attribuito all'Imperatore Adriano la proprietà della Villa in base ad alcuni elementi ritrovati all'interno del Complesso, in parte visibili tuttora ed in parte andati perduti. Fondamentale per ottenere un sicuro orizzonte cronologico, è la tecnica edilizia con cui è stata costruita la Villa: l'opera mista, qui utilizzata, è da riferirsi senza dubbio alla I metà del II secolo d. C. E' stato appurato che il Complesso archeologico si sviluppava su due livelli. Il secondo livello non esiste quasi più essendovi stata edificata sia una chiesa in una parte della villa, sia un cimitero comunale nel 1861. L'edificazione della chiesa di Santa Maria con annesso convento ha visto il riutilizzo e quindi la conservazione delle antiche strutture romane (ben visibile l'opus reticulatum nei muri perimetrali) mentre l'edificazione del cimitero ha comportato la distruzione di buona parte del Complesso.
Ciò che oggi resta maggiormente visibile è quindi il sistema di sostruzioni su cui poggiava l'intera Villa che le permetteva di collocarsi ad un'altezza notevolmente superiore rispetto al territorio circostante, quasi a confronto con il poderoso Santuario della Fortuna Primigenia, ancora vivo e attivo in quel periodo. Le sostruzioni inoltre svolgevano anche una funzione pratica: erano adibite per la raccolta d'acqua, necessaria all'approvvigionamento idrico dell'intera Villa. A confermarlo è la presenza di uno strato di cocciopesto presente ancora sulle pareti.
Il rifornimento idrico era per quei tempi una necessità primaria per una Villa di tali dimensioni, che chiaramente doveva avere anche una grande quantità di fontane, giochi d'acqua, ninfei. A questo proposito è importante sottolineare la presenza di due strutture presenti non lontano dal nucleo centrale della Villa, una delle quali individuabile come un ninfeo. Tornando alle citate sostruzioni, c'è da osservare come in esse fossero stati ricavati ben venti locali di forma rettangolare e disposti in parallelo, ma tutti comunicanti fra loro. Per realizzarli è stata utilizzata l'opera mista (opus reticulatum e opus lateritium). Il pavimento invece è in cocciopesto. La copertura è con "volta a botte"; le porte alte e strette ad arco con ghiera in laterizi. L'unico locale che presenta una forma diversa è quello che è numerato come 9: un criptoportico a due piani voltato a crociera che circonda gli ambienti a due lati. Si ipotizza che tali locali fossero adibiti a magazzini o a cisterne.
Ad uno sguardo più attento non è difficile individuare elementi ascrivibili ad una fase precedente da far risalire al periodo tardo-repubblicano, come testimoniato dalla presenza di murature edificate in opera quasi reticolata.