Nacque da una famiglia greca. Non è molto sicuro l'anno di nascita; si ipotizza il 110 o il 111 o il 112 d.C.. Anche sul luogo in cui venne alla luce c'è un po' di diatriba: chi dice a Claudipolis nella provincia romana della Bitinia (Asia Minore); chi a Mantinium, molto vicina a Claudipolis( oggi Bolu). E' assodato comunque che la zona in cui nacque attualmente è identficabile nel nord-ovest della Turchia. Il giorno della sua nascita è invece accertato e indiscusso: 27 novembre come è attestato da ben tre iscrizioni (CIL I,5 – II,11 – XIV, 2112). In queste, che provengono, dal Collegio dei culti di Diana ed Antinoo a Lanuvio, è indicata questa data per celebrare tutta una serie di riti essendo nato in quel giorno il dio Antinoo. Anche l'incontro di Adriano e di Antinoo presenta più di una versione. Secondo alcuni i due si sarebbero incontrati in occasione del viaggio compiuto da Adriano in Oriente (più o meno verso il 123/124 d.C.); il ragazzo ne sarebbe divenuto l'amante e da allora l'avrebbe sempre seguito in tutti i suoi continui spostamenti nell'impero. Secondo altri, più fantasiosi, Adriano avrebbe indetto una specie di concorso di bellezza per trovare l'adolescente più bello di tutto l'impero romano. Dalla selezione sarebbe uscito il prescelto Antinoo. In entrambe le due ipotesi è indiscussa la giovanissima età di Antinoo che doveva avere tredici o quattordici anni al momento del fatidico incontro con Adriano. Alcuni ritengono che non ci fosse nulla di peccaminoso o di scandaloso nell'amore dell'imperatore per questo giovane essendo basato sulla pederastia così come era intesa nell'antica Grecia. Essa consisteva in un legame tra un uomo e un adolescente dai dodici anni in su. Come esempio di questo tipo di legame tra un uomo più o meno maturo e un ragazzo, si citavano gli amori tra Zeus (Giove per i Romani)e Ganimede; tra Apollo (dio della musica) e Giacinto; tra Apollo e Ciparisso; tra Eracle ( per i Romani Ercole) e Iolao; tra Teseo e Piritoo solo per citare alcuni. Creta poi vanta il modello più antico di pederastia codificata attraverso il ratto rituale detto arpaghé ("rapimento"), tramandato dallo storico Eforo di Cuma che ci racconta le modalità della cosa. L'uomo annunciava al padre dell'adolescente le sue intenzioni, ne riceveva il permesso, lo “rapiva”, viveva con lui per due mesi in campagna addestrandolo alla caccia e al combattimento (i rapporti sessuali tra i due avvenivano solo se il ragazzo era consenziente e riconoscente dell'educazione ricevuta), dopo di che il giovanetto tornava in città da “uomo”.
Secondo il modello della pederastia greca quindi la relazione era giustificata dal fatto che l'uomo educava l'adolescente. A onor del vero non sappiamo se il legame tra Adriano e Antinoo rispondesse a questo modello. Fatto sta che il giovane, crescendo, fece sue tutte le passioni di Adriano comprese le battute di caccia. E' sicuro che nel 126 d.C. il ragazzo fece il suo ingresso nell'Urbe. Per lui si prospettava un futuro roseo malgrado certamente non tutti ne parlassero bene. Le malelingue c'erano anche allora come si evince anche dalla lettera indirizzata a Lucio Giulio Serviano dall'imperatore. Avendo appreso le poco lusinghiere considerazioni che gli abitanti di Alessandria facevano sul suo amante, Adriano era molto maldisposto verso di loro per cui, lasciata la città egizia, proseguì col suo corteo e con Antinoo per Menfi, Eliopoli e Besa, situata sulla sponda destra del Nilo. Fu qui che accadde la disgrazia: Antinoo morì annegato nel Nilo. Era il 130 d.C. Non sappiamo con esattezza il giorno ( tra il 22 e il 30 Ottobre). Ancora oggi non si sa se la sua morte sia frutto di un incidente, di un suicidio, di un assassinio o di un sacrificio alle divinità.
E' comunque certo che, malgrado le circostanze della morte di Antinoo siano ancora oscure, Adriano piombò nella disperazione più cupa. Lo storico Elio Sparziano in Vita Hadriani, al capitolo XIV parla della dipartita del giovane e del lutto dell'imperatore ("Adriano piange come una donnicciola"). Poi elenca tutti gli onori che gli furono decretati. Cassio Dione Cocceiano, autore di una Storia Romana in ottanta libri, scritti in lingua greca, sostiene che Antinoo si fosse sacrificato spontaneamente in relazione a non meglio precisate pratiche magiche. Aurelio Vittore, storico e politico romano, è dell'idea che il sacrificio di Antinoo servisse a prolungare la vita dell'imperatore.
Fatto sta che Adriano divinizzò immediatamente il suo amante e per lui fondò
una città, costruita dove Antinoo era annegato, chiamandola col suo nome: Antinopolis. Gli eresse un tempio in Mantinea d'Arcadia, ove gli fece tributare un culto divino istituendo in suo onore solenni spettacoli. Il fatto di divinizzarlo comportò certamente la nascita di altre chiacchiere a Roma e nell'Impero giacché la divinizzazione dopo la morte era riservata solo agli imperatori e ai membri della famiglia imperiale. E' innegabile che la divinizzazione di Antinoo fu l'unico caso che ruppe la regola e fece ancora più scalpore in quanto il culto del giovane e sfortunato amante ebbe una forte caratterizzazione egizia. Tuttavia la decisione, presa da Adriano, di divinizzare Antinoo può essere spiegata con la tradizione religiosa greco-egiziana secondo cui la morte per immersione comportava la divinizzazione dell'annegato. Adriano commemorò Antinoo anche chiamando Antinous, le stelle a sud della costellazione dell'Aquila (una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo e attualmente parte delle 88 costellazioni riconosciute dall'UAI.. Si trova a cavallo dell'equatore celeste ed è ben visibile nei mesi dell'estate boreale). Le dolci sembianze di Antinoo, raffigurato simile a Dioniso, come l'ideale della bellezza giovanile, furono riprodotte sulle monete, su un'infinità di statue in cui per lo più era ritratto con vesti egizie; al suo culto si innalzarono templi e Aegyptiaca. E per finire, come ad ogni divinità era consacrata una pianta (ad esempio ad Apollo l'alloro; il mirto ad Afrodite)anche allo sfortunato giovane, ormai dio, fu consacrato il fiore di loto rosso.
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