Il 20 ottobre 1871 fu sollecitato, presso il Comune di Tivoli, un progetto presentato dall’on. Ranzi per costruire la linea ferroviaria Roma-Pescara via Tivoli. La questione però fu discussa in consiglio comunale solo il 26 dicembre del 1876, avendo chiesto la Soc. Generale pour les Chemins de Fer Economiques con sede a Bruxelles, la concessione per una ferrovia economica tra Roma e Tivoli. Tale costruzione della linea fu approvata e con essa fu autorizzata la concessione di esercizio per settanta anni; fu anche erogato un sussidio di 1500 lire annue per dieci anni. La trazione prevista era a cavalli. Fatto ciò fu costituita la Soc. Anonima delle Tramvie e Ferrovie Economiche di Roma, Milano e Bologna (STFE o TFE come poi si chiamò), la famosa “belga” (essendo il suo capitale belga). Il servizio reso per mezzo secolo fu un incubo per i pendolari che ogni giorno andavano e tornavano dalla Capitale a Tivoli.
Fu invece il sindaco tiburtino, Tomei, ad approvare la convenzione per il tram; era il 21 giugno 1877. Si stabilì di adottare la trazione a vapore; 150 operai furono occupati per la realizzazione del binario che fu costruito in Tivoli e sulla via Tiburtina. I lavori furono completati in soli sedici mesi.
La prima corsa di prova sull'intera linea fu effettuata il 9 giugno 1879; l'inaugurazione si tenne il 1° luglio tra grandi festeggiamenti. Il treno inaugurale, costituito da sei vetture, iniziò la sua corsa dalla stazione Termini in Roma e, tramite il tratto ferroviario Roma-Orte, finalmente pervenne a Roma Portonaccio (oggi Roma Tiburtina);
qui, grazie ad un raccordo precedentemente costruito, fu instradato sulla linea della tramvia. Le notizie pervenuteci dicono che a questo punto il convoglio fu sdoppiato, forse per paura che la trazione a vapore non potesse essere in grado di “tirare” sei vagoni sulla salita di Tivoli; il convoglio ridotto giunse a Ponte Lucano in circa due ore. Il tram, che inizialmente avrebbe dovuto avere a Roma il suo capolinea in Piazza del Gesù, arrivò solo poco oltre l’arco di S.Bibiana (oggi Piazza “Dei caduti del 19 luglio 1943") giacchè il Comune di Roma si oppose al terminal di Piazza del Gesù. Dal 1° novembre 1879 fu poi creato un servizio locale tramviario a cavalli prolungando il binario fino a giungere Via Marsala.
La TFE, artefice del tramvia, acquistò anche lo stabilimento termale delle Acque Albule, che, completamente ristrutturato, fu collegato alla linea tramite raccordi. A partire dal 1896 la direzione di esercizio fu assunta direttamente dai belgi con l'ing. G.F. Vandeperre, che avrebbe tenuto la carica fino al 1930, ossia quasi fino alla chiusura della linea. Ma vediamo come era costituito un convoglio:dopo un periodo iniziale, esso fu costituito da dieci o dodici carrozze a due assi.
Si deve però sapere che in genere a Bagni venivano sganciate due o tre vetture dopo di che il treno veniva inoltre sdoppiato all'inizio della salita per Tivoli, in corrispondenza di una specie di stazione di testa, detta di “regresso”. Qui nel “regresso di Villa Adriana”, situato dopo lo scambio di villa Adriana, giungeva il treno, proveniente da Roma, immettendosi dal binario a valle; a questo punto la locomotiva veniva cambiata di posizione e il treno riprendeva la marcia verso Tivoli impegnando il binario a monte. Il regresso chiaramente per quanto si è detto era il punto debole dalla linea che causò in molti casi ritardi ed incidenti. Nel 1880 il prefetto di Roma vietò la circolazione dei convogli nelle ore notturne avendo constatato le molte disgrazie avvenute sulla linea (estremamente grave quello del 1881 in cui un carro carico di travertino, sganciatosi da un treno, percorse un buon tratto della Tiburtina, scontrandosi con un tram a cavalli. La linea su tutta la sua lunghezza fu subito raccordata a cave di travertino e a stabilimenti industriali e fu anche dotata di un consistente parco di carri merci. Si ha notizia che nel 1895 quattro erano le coppie giornaliere di treni tra Roma e Tivoli a cui, nei giorni festivi, veniva aggiuntauna coppiasul tratto Roma-Bagni. Nel 1899 la tramvia, tramite un raccordo costruito per tale motivo fino a portarli sul posto, provvide a trasportare i materiali (forniti dalla Ganz e viaggianti su carri merci delle ferrovie ungheresi) necessari alla costruzione della centrale dell’Acquoria, secondo impianto idroelettrico tiburtino.
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