Il destino è stato crudele con le tre grandi opere più importanti di Witz, tutte pale d'altare in origine composte da molti pannelli, ora perduti o dispersi in vari musei. La Pala dello specchio della salvezza gli fu probabilmente commissionata per il coro della collegiata di San Leonardo a Basilea, che risiedevano un certo numero di vescovi intervenuti per il Concilio. Ricordiamo che il Concilio di Basilea (1431-49) segnò la conclusione del periodo scismatico; fu il diciassettesimo e il più lungo dei Concili ecumenici. Convocato in base al decreto Frequens del Concilio di Costanza (1417), venne aperto il 29 luglio 1431 in questa città imperiale, al centro dell'Europa. Gli scopi programmatici erano di porre fine alle eresie degli Ussiti, assicurare la pace all'interno della cristianità e riformare la Chiesa. Perciò la pala d'altare fu progettata secondo un programma iconografico centrato sul concetto di unità della Chiesa attraverso la salvezza cristiana. Una delle fonti letterarie utilizzate per il suo sviluppo fu infatti lo Speculum humanae salvationis, un trattato domenicano del quattordicesimo secolo Facendo riferimento alla ricostruzione insoddisfacente proposta da H. Wendland (1924), A. Châtelet (1987) ha risolto in modo molto convincente il problema della disposizione dell'altare originale, insistendo sul carattere innovativo di tutta l'opera. Il corpo centrale della pala probabilmente conteneva un'Adorazione dei Magi scolpita, che corrispondeva alle scene del Vecchio Testamento e di storia secolare dipinte sui tre registri interni (L'imperatore Augusto e la Sibilla Tiburtina, qui presentati; Salomone e la regina di Saba, ora a Berlino; David e Abishai, Benaia Sabothaï, Ester e Assuero, Cesare e Antipatro, Abramo e Melchisedec, ora a Basilea, Öffentliche Kunstsammlung). La pala, quando era chiusa, si presentava come una sovrapposizione di scatole (sempre su tre registri) in ciascuna delle quali era presente un personaggio isolato (rimangono soltanto Sant'Agostino, nello stesso museo di Digione e San Bartolomeo, la Chiesa, la Sinagoga, l'angelo dell'annunciazione nello stesso museo di Basilea).
Queste figure, inserite all'esterno della Pala dello specchio della salvezza in una stretta e severa cornice che loro dominano per la densità plastica, fanno un effetto di statue policrome, disposte in una sobria architettura di pietra. Non meno scultorei, i personaggi dell'interno sono rggruppati per due in ogni pannello, immersi in un broccato d'oro. Witz dimostra di conoscere la nuova pittura fiamminga, compreso il lavoro di Robert Campin, proprio per questo modo di trattare plasticamente la figura umana. Gli abiti (velluti, sete, broccati), pellicce, gioielli e armature sono realizzati con una precisione analitica, che comporta anche degli effetti di luce su questi oggetti. Il fondo d'oro, i materiali pregiati e la brillantezza di alcuni colori saturi utilizzati da Witz (rosso, blu, verde) contribuiscono alla sontuosità delle figure all'interno della pala. Per spiegare l'assimilazione di Witz ai nuovi pittori dei Paesi Bassi, J. Van Miegroet (1986) ha espresso l'ipotesi che il pittore sarebbe stato influenzato da miniatori di Utrecht presenti a Basilea in occasione del Concilio.