È pur vero che la villa stessa era stata ceduta in enfiteusi dal 1851 (fino al 1896) al cardinale Gustav von Hohenlohe, che eseguì alcune opere di restauro per sottrarre la villa allo stato d'abbandono, ma certamente tutta la zona ritratta nel dipinto doveva avere ancora una vegetazione sovrabbondante che nell'olio di Lutteroth appare completamente assente, con una visione, come dicevamo prima, trasfigurata. Sembra più un'immagine moderna che una villa d'Este ottocentesca, assenti i "grandi cipressi", quei cipressi che solo cento anni prima del dipinto di Lutteroth erano stati effigiati da Fragonard nella celeberrima sanguigna "Les grands Cyprès de la Villa d'Este"(1760). Ma già prima di Francesco V, nemmeno Francesco IV, che regnò dal 1814 al 1846, aveva compiuto interventi di manutenzione, recandosi a Tivoli solo sporadicamente e non dimostrando assolutamente interesse per il restauro del monumento tiburtino.
Ma, come dicevamo, il cardinale Gustav von Hohenlohe, o meglio il prelato, perché ricevette la porpora cardinalizia dal pontefice Pio IX nel concistoro del 22 giugno 1866, aveva ottenuto un contratto di enfiteusi per l'usufrutto a vita del palazzo e del giardino della villa d'Este, con l'obbligo di farsi carico delle spese di manutenzione. Probabilmente allora la tela di Lutteroth vuole proprio ricordare i lavori eseguiti nel giardino, con la lineare simmetria del colore, in quanto i viali furono ripuliti e a quel punto diciamo riallineati con la messa in opera di verdeggianti lauti ed una cura particolare ebbero gli annosi e venerandi pini.
Nella parte inferiore del giardino furono introdotte nuove specie arboree ad alto fusto come Cedrus deodara, Sequoia sempervirens, Pinus halepensis, Phoenix canariensis, che però fecero obliare del tutto l'originario progetto di "giardino aperto", come è visibile da antichi prospetti del giardino, uno fra tutti quello di Piranesi, togliendo proprio alla Rotonda dei Cipressi il suo ruolo di elemento dominante su tutta l'altra vegetazione della villa.
In poche parole gli alberi della Rotonda dei Cipressi non furono più gli unici a dominare sulla vegetazione dei viali del giardino. Siccome però ogni città, villa o giardino che sia non è immutabile, ma si evolve con il passare degli anni, debbo dire che gli alberi di alto fusto diedero una profondità prospettica al giardino della villa d'Este. Mi spiego: ora che, per motivi legati all'età e alle malattie, molti pini e cipressi sono stati tagliati, si distinguono dal Palazzo molti particolari del Giardino che prima erano celati e che contribuivano a favorire il fascino della villa con la futura scoperta, lasciando immaginare enormi spazi. La stessa profondità che si vedeva dal basso, la stessa profondità e grandezza, per esempio, che si intuiva venendo a Tivoli e vedendo la collina nascosta da secolari olivi. Al momento che furono tagliati per le gelate di passate stagioni e sostituiti con alberelli di più modeste dimensioni, il prospetto della collina appare misero, breve e vicino. Non esiste più il fascino della sorpresa. Fascino della sorpresa che è assente nel prospetto del Lutteroth, ma che Fragonard ci faceva intuire celando tutto sotto e al di là della vegetazione rigogliosa e padrona della villa.