"The Pool, Villa d'Este, Tivoli" di Maxfield Parrish

a cura di Roberto Borgia

Maxfield Parrish (1870-1966), pittore, disegnatore ed illustratore di libri americano nacque a Philadelphia in Pennsylvania e cominciò a disegnare fin da bambino per divertirsi e passare il tempo. L'essere nato in una grande città - siamo certi, e certamente non è stato finora ben evidenziato - ha contribuito in maniera fondamentale a porre le basi dell'arte di Parrish, indubbiamente cosmopolita e rivoluzionaria. Questa città, alla confluenza del fiume Schuylkill nel fiume Delaware, ebbe già un piano regolatore nel 1682. In questo modo la sua popolazione conobbe un rapido incremento: 15.000 abitanti nel 1750 e 121.000 abitanti nel 1850; nel 1900 (grazie anche ad un ampliamento dei suoi limiti amministrativi) aveva già superato il milione. Il suo nome di battesimo era Frederick, più tardi adottò il nome da nubile della sua nonna materna, Maxfield, usandolo come secondo nome, poi abbandonò il suo vero nome firmandosi sempre Maxfield Parrish. La sua predisposizione per il disegno gli derivava dal padre che era incisore e disegnatore di paesaggi, Parrish crebbe perciò in un ambiente nel quale i suoi genitori incoraggiarono la sua naturale inclinazione al disegno. Frequentò l'Haverford College e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts.


Ingrandisce foto "The Pool (la piscina), Villa d'Este, Tivoli"

La sua carriera artistica durò più di mezzo secolo, ponendo le basi per lo sviluppo delle arti visive americane. Scelto da una commissione per illustrare "Mother Goose in Prose" di L. Frank Baum nel 1897, ebbe nel suo repertorio opere prestigiose come i "Poems of Childhood" di Eugene Field nel 1904 e opere più tradizionali come le Arabian Nights del 1909. I libri illustrati da Parrish, soprattutto le prime edizioni, sono molto ricercati nel mercato dei collezionisti. Ebbe innumerevoli incarichi tra il 1910 e il 1920 da periodici molto popolari come Herst's, Colliers e Life. Veniva scelto infatti da molti inserzionisti come Wanamaker's, Edison-Mazda Lamps, Fisk Tires, Colgare e Oneida Cutlery. Negli anni venti abbandonò però l'illustrazione e si dedicò a dipingere per proprio diletto. Nudi androgini in ambientazioni fantastiche erano un tema spesso ricorrente. Continuò seguendo questa vena per molti anni, vivendo agiatamente grazie alle royalties (diritti d'autore) di poster e calendari.

Un primo modello favorito di Parrish fu Kitty Owen nel 1920, più tardi chiamò per molti lavori Susan Lewin. Parrish stesso posò per diverse immagini dove c'erano figure maschili e occasionalmente femminili. Nel 1931 dichiarò all'Associated Press: "I'm done with girls on rocks" (ho smesso con ragazze sulle rocce), preferendo concentrare la sua opera sui paesaggi. In questo campo non divenne popolare come per i lavori precedenti, ma trasse egualmente un notevole profitto: il suo modo di ritrarre i paesaggi era scientifico: preferiva costruire infatti vari modelli del paesaggio interessato con diverse situazioni di luce, prima di decidere lo scorcio adatto che poi fotografava ed usava per base della sua pittura. In questo modo, vivendo vicino a Cornish nel New Hampshire, la sua lunga attività durò fino alla veneranda età di novantuno anni.

Non sembri iconoclastico il disegno che presentiamo "The Pool (la piscina), Villa d'Este, Tivoli" tratto dal volume "Italian Villas and Their Gardens" di Edith Wharton, "illustrated with pictures by Maxfield Parrish and by photographs", pubblicato in prima edizione a New York nel 1904 da "The Century Co.", dove si riconosce la figura in posa languida dello stesso autore.
Ci voleva un esponente del nuovo mondo per creare un'inquadratura molto particolare della villa d'Este, non più ritratta nel suo stato d'abbandono, ma vivificata pur con un improprio utilizzo delle peschiere o vasconi come piscina. Non sono le immagini edulcorate che troviamo negli artisti o nei fotografi dell'epoca: prime fra tutte mi vengono in mente le fotografie di Mario De Maria (Marius pictor fotografo) che, risalenti a solo diciotto prima della nostra "The pool", sembrano pervenire dalla preistoria. Signore, signorine e signori in atteggiamento svenevole davanti le fontane della villa d'Este (per quel che si potevano chiamare fontane all'epoca sotto gli Asburgo!): le passeggiate a Villa d'Este sono lontanissime dalla visione che della villa stessa ebbe Maxfield Parrish (almeno in questa riproduzione: una seconda veduta, che presenteremo sempre in questa rubrica è invece più classica) ed è da sottolineare che dalla sua inquadratura, molto particolare, è assente l'intera fontana di Nettuno, che di solito si ha ben cura di inquadrare quando si osserva lo sfondo dalle peschiere; e non è da spiegare nemmeno col fatto che la fontana stessa fosse ridotta ad un rivolo d'acqua circondato da vegetazione (il restauro di Attilio Rossi cominciò a partire dagli anni trenta).

A Parrish interessavano le peschiere come piscine! (Fa capolino soltanto l'abside della Chiesa della Carità ed il suo campanile). Possiamo tranquillamente perdonargli questa licenza, perché fu certamente l'antesignano dell'interesse per villa d'Este, non dico per gli artisti americani che si erano già cimentati con il monumento estense, ma degli architetti americani, come saranno quelli dell'"American Academy in Rome". D'altra parte anche Maxfield aveva ascoltato la sirena dell'architettura, prima di trovare la sua vera strada!

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