L'equipaggiamento non era completo senza lo scrittoio, dal più semplice, consistente in una tavoletta su cui appoggiarsi, al più elaborato, che si ribaltava su se stesso costituendo un vero e proprio piano di scrittura, con cassettini per la carta e scomparti per l'inchiostro e modesti quanto ingenui "segreti" per conservare la corrispondenza più preziosa e documenti riservati. E la farmacia da viaggio, e lo stiracravatte. Non doveva poi mancare ovviamente un album da disegno. Per la città di Tivoli segnalo un acquarello del pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros (1748-1810) dedicato al "Sepolcro della famiglia Plauzia", in collaborazione con G. B. Volpato, cm. 46x65,5 e risalente al 1780, che ci può far riflettere, se pure ce ne fosse bisogno, sull'attuale scempio in quella zona. Il pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros nacque a Moudon il 21 luglio 1748 e morì a Losanna nel 1810. Frequentò il Collegio a Yverdon, poi l'accademia privata di disegno a Ginevra di Nicolas Henri Joseph de Fassin (1728-1811) dal 1769 al 1771. Notevole risulta l'influenza del suo maestro, che inserì anche il paesaggio di Tivoli nelle sue opere. Ducros fece poi un viaggio nelle Fiandre, partì in seguito per Roma nel 1776. Nel 1778 trova lavoro come un specialista in panorami topografici con Nicolaas Ten Hove, un antiquario olandese che si imbarca per un viaggio attraverso Italia meridionale, Sicilia e Malta, insieme ai gentiluomini olandesi Willem Carel Dierkens, Willem Hendrik van Nieuwerkerke e Nathaniel Thornbury. I disordini del 1779 a Napoli lo spinsero ad abbandonare questa città.
Dopo questi viaggi e la fama acquisita come acquerellista, abitò principalmente a Roma, dove beneficiò dell'alta stima del papa Pio VI. Ducros comprese che la sua unica speranza di un lavoro rimunerativo era quello di vendere souvenirs pittoreschi ai visitatori stranieri. Dopo aver aperto infatti il laboratorio a Roma proprio nel 1779 si specializzò ancora di più nel paesaggio all'acquerello mettendosi anche in affari proprio con l'incisore Giovanni Volpato (1732-1803) per produrre e diffondere delle vedute pittoresche di Roma e dei suoi dintorni incise all'acquaforte e colorate a mano. Nella Mostra anche un acquarello di Franz Kaisermann (1765-1833), Le cascatelle a Tivoli, del 1806. Per l'amico Tito Capitani e gli altri amici di Subiaco ho segnalato un olio di G. I. Flachéron (1806-1873), dal titolo Madonna del Salvatore a Subiaco del 1852.