"Vue de Tivoli" di Jean François Sablet
Jean François Sablet, detto "Le Romain" (Morges, Svizzera 1745-Nantes 1819), pittore francese di origine svizzera, era figlio di Jacob (1720-1798), pittore anch'egli e mercante di quadri; Jean si trasferì a Parigi nel 1768, dove studiò insieme al fratello Jacques Henri (1749-1803) presso l' "Académie Royale de Peinture et de Sculpture" di quella città sotto la guida di Joseph-Marie Vien (1716-1809), considerato dai suoi contemporanei il "padre del neoclassicismo francese", che pur riprendendo temi di gusto rococò, li modernizzò, anche se superficialmente, in senso neoclassico, creando quello che può essere definito un "neoclassico erotico".
Fra gli allievi di Vien ricordiamo però in particolare Jacques-Louis David. Del pittore Vien il nostro Jean François fu allievo dal 1768 al 1773, mentre il fratello Jacques negli anni 1772-1773. In verità fino a poco tempo fa non si sapeva nulla della produzione del pittore tra il 1774 ed il 1792, oltre a due scene conosciute attraverso delle incisioni del 1781.
La scoperta di un dipinto con Vestale ed esattamente la "Vestale versant de l'encens", firmato con la data del 1781 ha gettato la luce su questo periodo, dove è evidente l'influenza del maestro Vien per la somiglianza al soggetto greco dipinto dallo stesso maestro per lo studio di Madame Geoffrin ed esposto nel Salon del 1763. Probabile la successiva scoperta di altri dipinti, in quanto il blasone presente in alto a destra nel dipinto della Vestale indica che si tratta di una committenza non isolata.
Vue de Tivoli
I due fratelli seguirono strade diverse, ma l'attribuzione delle opere all'uno o all'altro ha spesso destato confusione. Jean François rimase per sempre in Francia, ad eccezione di un soggiorno a Roma nel 1792-1793, dove si esercitò non solo in paesaggi come "Giardini di Villa Borghese" e "Paesaggio di Nemi", ma anche scene di maniera con persone in costume locale, come "Contadina di Genzano"; nel 1805 si stabilì definitivamente a Nantes, dove si specializzò ancor di più in ritratti, in particolare quelli dei notabili e dei borghesi di quella città che dipinse con sincerità a volte pungente. Suo fratello invece visse per lungo tempo a Roma (1776-1793), ma entrambi furono costretti ad abbandonare la capitale dello Stato Pontificio appunto nel febbraio del 1793, insieme al resto della comunità francese.
Ricordiamo infatti che il 21 gennaio di quell'anno era stato giustiziato sulla ghigliottina Luigi XVI ed il 1 febbraio la Francia, accerchiata da una potente coalizione di potenze avversarie, aveva dichiarato guerra ad Inghilterra e Paesi Bassi. In particolare Jean François divenendo a Parigi membro della "Commune Révolutionnarie des Artes", produsse una serie di ritratti di rivoluzionari come quello del giovane Joseph Agricol Viala (1780-1793), di Guglielmo Tell e di Licurgo, che poi furono incisi da Pierre-Michel Alix. Lo stesso Jean François non disdegnava di lavorare per gli incisori, infatti nel 1802, sempre a Parigi, lavora per Francesco Piranesi (1758-1810) e suo fratello Pietro (1773-1807), ma trascorse la maggior parte del suo tempo in Normandia, prima di ritirarsi a Nantes.
Nel 1812 decorò la Borsa di Nantes con un fregio decorativo, raffigurante la visita di Napoleone a Nantes del 1808, con sei "grisailles", cioè con una tecnica pittorica che imita il bassorilievo riproducendo luci ed ombre attraverso una gradazione di toni grigi. La genesi dell'opera che presentiamo Vue de Tivoli, olio su tela, cm. 116x150, nel Musée des Beaux-Arts di Nantes è ispirata naturalmente al soggiorno romano, anche se il dipinto deve essere fatto risalire al primo quarto del XIX secolo. L'artista evidentemente mise sulla tela gli schizzi che aveva tracciato durante gli anni 1792-1793; il dipinto è stato esposto due volte in Italia, nel 1961 e nel 1985, in quest'ultima occasione a Palazzo Braschi a Roma nella mostra "Le Frères Sablet (1775-1815)".
Il tempio della Sibilla da una parte ed il contrafforte con Villa d'Este, la Rocca Pia ed il campanile della Chiesa di S. Maria Maggiore dall'altra, rendono ben riconoscibile la nostra città, mentre delle figurine di maniera stazionano, a mo' di presepe in primo piano e danno profondità al paesaggio stesso. Tutto l'insieme inspira un senso di profonda serenità e rendono il paesaggio particolarmente godibile per arredare il salotto del ricco committente dell'epoca. Il dipinto fu acquisito già dal 1841 dal museo di Nantes.
(luglio 2011)