Proprio nel 1811, dopo la morte di Ducros, i suoi fratelli decidono di vendere la collezione dell'artista svizzero, che comprendeva non solo gli acquerelli, i disegni e stampe fatte dallo stesso Ducros, ma anche le varie opere che aveva avuto in dono o acquistate in Italia. Per evitare la dispersione di questo importante patrimonio, due illustri cittadini Daniel-Alexandre Chavannes e Charles Lardy, entrambi conservatori del Museo Cantonale, lanciarono una pubblica sottoscrizione in vista in vista del riscatto di tutta la collezione e della sua conservazione fintanto che lo stato fosse in grado di acquisirla. L'atto di vendita è datato 11 luglio 1811 e la società d'azionariato è incaricata di conservare intatta l'intera collezione fino al momento in cui il governo del cantone di Vaud l'avrebbe finalmente acquisita. Tra gli azionisti figurano lo stesso cantone di Vaud, le città di Losanna e di Vevey, l'Accademia, la "Société d'Emulation" e quarantatré mecenati di tutta la Svizzera.
Nel 1816 i
sottoscrittori debbono ricordare al governo l'impegno preso e finalmente il governo stesso decide di rimborsare tutte le quote versate dagli azionisti in una convenzione firmata il 27 dicembre dello stesso anno.
Abbiamo voluto riportare questa premessa per far costatare come già, nei primi anni dell'800, fosse possibile acquisire un'importante collezione, che altrimenti dispersa, sarebbe stata negata al godimento delle generazioni successive, in quanto molti collezionisti sono gelosissimi delle loro raccolte, soprattutto sarebbe stato il caso per i numerosi acquerelli, per loro natura delicatissimi. Viene spontaneo paragonare a questa sottoscrizione con quelle che furono tentate nella nostra città per le Terme di Bagni di Tivoli e per la gloriosa Banca Tiburtina, tentativi entrambi miseramente falliti, anzi nel primo caso Tivoli sta perdendo quella che doveva essere una fonte di reddito per la città, ma che, amministrata politicamente in maniera clientelare, è stata piuttosto fonte di pesanti perdite per la comunità tiburtina, invece che di guadagno.
Ma torniamo al lontano 1776, quando il ventenne Ducros arriva nella città eterna. Proprio a Roma trascorrerà la maggior parte dei suoi trent'anni di attività in Italia. Due anni più tardi, nel 1778, compie il primo viaggio nella parte meridionale della nostra penisola, ingaggiato da quattro gentiluomini olandesi per accompagnarli per cinque mesi nel Regno delle Due Sicilie. Dopo Terracina e Gaeta, il groppo soggiornò a Napoli, dove Ducros conobbe quello che sarà uno dei suoi affezionati acquirenti delle sue opere, l'aristocratico scozzese William Hamilton. Proseguendo per il Sud arrivano a Trani, poi a Bari e infine a Brindisi. A Taranto affittano delle barche per recarsi in Sicilia e nell'isola trascorrono il tempo visitando le città dove soggiornano di volta in volta: Messina, Taormina, Catania, Siracusa e Agrigento. Si avventurano fino all'isola di Malta e di Gozo.
Prima di ritornare a Roma, sostano di nuovo naturalmente a Napoli, azzardando l'ascensione del Vesuvio. Da questo lungo viaggio,
l'ispirazione di Ducros produsse più di trecento acquerelli.
marzo 2012