"Galleria immaginaria di vedute di Roma antica" di Giovanni Paolo Pannini
Nella Mostra "Il Settecento a Roma" a Palazzo Venezia, che rimase aperta fino al 26 febbraio 2006, si potevano piacevolmente scoprire molte indicazioni riguardo la città di Tivoli. In questa Mostra il ruolo di Roma, come capitale internazionale delle arti, fu evidenziato dagli imponenti dipinti di Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) dove Roma città antica e città moderna si fronteggiano raffigurando due collezioni immaginarie, l'una composta di pezzi e vedute dell'antico, l'altra con vedute della città settecentesca, opere entrambe prestate eccezionalmente dal Metropolitan Museum di New York. La Galleria immaginaria di vedute di Roma antica, olio su tela, 172,1 x 229,9 cm., fu eseguita nel 1757 dal Pannini, insieme al pendant con le "Vedute di Roma moderna". Egli dipinse tra il 1754 e il 1759 due ulteriori coppie di "Gallerie immaginarie di vedute di Roma antica e di Roma moderna" (una coppia è conservata nel Louvre a Parigi, una "Roma antica" nella Staatsgalerie a Stoccarda, una "Roma Moderna" nel Museum of Fine Arts a Boston negli USA).
Il committente era Claude-François Rogier de Beaufort-Montboissier de Canillac, incaricato dell'ambasciata di Francia a Roma. Due personaggi sono in piedi accanto al celebre affresco del I secolo a.C. noto come le "Nozze Aldobrandini", affresco trovato nel 1605 presso l'arco di Gallieno sull'Esquilino, una delle più belle e meglio conservate pitture dell'antichità, tale da meritare una sala apposita dei Musei Vaticani.
I monumenti "romani" illustrati nei quadri appesi alle pareti della galleria d'invenzione sono i più noti dell'antichità. Da sinistra in alto: si va dal cosiddetto tempio della Sibilla a Tivoli alle Colonne del Foro di Nerva, dal tempio di Vespasiano all'arco di Costantino, dall'interno del Pantheon all'arco di Settimio Severo, dal tempio di Antonino e Faustina all'arco di Tito, dalla chiesa paleocristiana di Santa Costanza al Colosseo e dalla Basilica di Massenzio all'esterno del Pantheon. Poche le sculture: da sinistra a destra, l'Ercole Farnese, le Tre ninfe che reggono una vasca, il Galata morente, il Gladiatore Borghese.
Galleria immaginaria di vedute
di Roma antica
Al centro il Vaso Medici, il Satiro che suona il flauto, l'Antinoo e l'Apollo del Belvedere, e a destra spiccano il Laocoonte e lo Spinario. Sempre del Pannini era presente nella Mostra l'olio su tela "L'archeologo" (1749) appartenente all'Accademia di San Luca a Roma, nel quale è ben riconoscibile sempre il Tempio della Sibilla.
Era esposto altresì un bellissimo olio di Jakob Philipp Hackert (1737-1807) raffigurante "La cascata dell'Aniene a Tivoli" (1769) conservato nella Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma. Purtroppo la didascalia sulla famosa statua di marmo rosso antico del "Fauno ebbro" rinvenuta a Villa Adriana nel 1736 nella zona della cosiddetta Accademia e donata nel 1746 da Benedetto XIV al Museo Capitolino ignorava la provenienza della statua stessa, così come non si faceva riferimento a Tivoli riguardo alla statua della Musa Talia, conservata nei Musei Vaticani. Essa proviene alla cosiddetta Villa di Cassio, le cui rovine si estendono a circa un chilometro dal punto in cui dalla strada di S. Gregorio si stacca la via di Pomata, non lontano dalla villa creduta di Bruto. Tale villa è ben visibile anche a chi percorre la Via di S. Vittorino, grazie ai possenti muri di sostruzione delle varie platee, che danno proprio l'idea di maestosa possanza, giacché si articolava su tre terrazze.
Purtroppo, qualche anno fa, in seguito alle prolungate piogge, uno dei terrapieni artificiali (quello della terrazza di mezzo) è crollato, privando la villa di un'opera notevole. Lunghissimo è l'elenco delle diverse opere asportate da questa villa durante i secoli precedenti. Nei soli scavi del 1773-75, al tempo di Pio VI, eseguiti da D. De Angelis si rinvennero innumerevoli statue, erme, gruppi, un mosaico con una scena nilotica (finito successivamente in Russia) e 6 colonne di marmo. Nel 1779 altri scavi portarono alla luce 39 "pezzi", finiti, come i precedenti nelle sale dei Musei Vaticani. Una delle statue più affascinanti è senza dubbio proprio questa della musa Talia, rinvenuta in un perfetto stato di conservazione e che si trova, insieme ad Apollo, nella Sala delle Muse dei Musei Vaticani (solo le muse Euterpe ed Urania non appartengono a questo gruppo).
Non faceva riferimento naturalmente a Tivoli nemmeno il gruppo di centrotavola opera di Giovanni Volpato (1735-1803) in biscuit (porcellana cotta due volte, non verniciata ed opaca, usata per piccoli oggetti d'arte) raffigurante il suddetto gruppo di Apollo e le nove Muse, deliziose riproduzioni di circa 30 centimetri di altezza, conservate nel Museo Civico di Bassano del Grappa. Una riproduzione di queste deliziose statuine non stonerebbe almeno nei negozi di venditori di souvenir della nostra città, visto che otto delle dieci statue originali provengono dagli scavi della villa di Cassio!