Anche in questa scheda evidenziamo uno dei capolavori presenti nella nostra città in occasione della Mostra su "Tivoli Medievale. Una città da riscoprire", che, è stata inaugurata nel mese di marzo 2024 nel Museo della città, in Piazza Campitelli a Tivoli. Nella chiesa di S. Biagio, nel vano di passaggio che conduce alla sacrestia, a sinistra del presbiterio, si notano una serie di affreschi sul muro originale della chiesa trecentesca, le cui pareti erano affrescate in maniera analoga, ma la maggior parte della decorazione è andata perduta. Sotto un tabernacolo, sorretto da quattro colonnine e sormontato da una cupola, è posta la figura della Vergine in gloria con figlio e angeli, affresco opera di ignoto, cm. 300 x 280 (qui nella bella foto di Roberto Giagnoli), La Vergine sorregge con ambedue le mani il figlio. Indossa una tunica rossa e un manto turchino con gallone giallo-oro.
Il Bambino con la mano destra benedice e con la sinistra sorregge un libro. Quattro angeli, due per lato, si appoggiano alle esili colonne. La scena è riquadrata da una fascia decorata con ornati cosmateschi. Il muro, come detto, conduceva dalla chiesa alla sacrestia e anche al convento, ed è un residuo di quella seconda costruzione terminata prima del 1380, o poco oltre, al tempo di Bonifacio IX (1389-1404). Così scrive Attilio Rossi nel suo fondamentale volume Tivoli, edito nel lontano 1909 dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo a pagina 118:
«Nel tempo di Bonifacio IX l'antica chiesa fu in parte demolita e su di essa venne eretta quella moderna; la quale in seguito, ad altri recenti e profondi restauri, perdette affatto il suo primitivo ordinamento ogivale. Sono tuttavia notevoli alcuni avanzi della sua antica decorazione pittorica, che oggi si scorgono in un andito oscuro, posto tra la chiesa e la sacrestia. In essi un artista, senese probabilmente, come fanno credere i caratteri stilistici della pittura, rappresentò in due scene contigue l'apoteosi di S. Domenico e la Vergine in trono con il Bambino fra cori di angeli. Tali dipinti non rivelano nell'artista che li eseguì qualità molto eminenti: sono tuttavia pregevoli per la bella composizione delle scene, la delicata espressione delle figure, la diligente esecuzione dei particolari. Noi crediamo che essi siano opera della fine del secolo XIV e però contemporanei alla ricostruzione della chiesa fatta sotto Bonifacio IX.»
Pur con le incertezze riguardo la data terminale della seconda chiesa di S. Biagio il dipinto appare improntato a caratteri goticheggianti di ascendenza umbro-senese, ascrivibili a quella linea di diffusione che aveva investito nei decenni terminali del XIV secolo l'area laziale.
Certamente non possiamo precisare se l'artista operante a Tivoli sia un maestro locale o proveniente da altre zone: egli, pur legandosi ai caratteri gotici umbro-senesi, come sottolineato da Attilio Rossi, introduce nella figurazione alcuni particolari ascrivibili alla tradizione romana (il tabernacolo che richiama i cibori di Arnolfo di Cambio, la cupola del tabernacolo che rievoca la tipologia del Pantheon, gli ornati cosmateschi della fascia che riquadra la scena) che ci fanno supporre di una sua origine, a almeno una forte frequentazione, laziale. Non erriamo se attribuiamo gli affreschi ad un seguace di Pietro Cavallini, soprattutto se confrontiamo la tridimensionalità del tabernacolo, sorretto dalle quattro esili colonnine, che richiamano la ricerca spaziale del trono che appare nell'Annunciazione dell'artista romano nel mosaico della chiesa di Santa Maria in Trastevere.
(marzo 2024)Scarica gratuitamente le nostre audioguide o le guide tascabili.
Patrocinio Comune di Tivoli
Assessorato al Turismo