Finalmente intorno al 1802 fu assunto per accompagnare nelle uscite in campagna ed animare di figure i suoi paesaggi dal benestante vedutista svizzero Franz Kaisermann, andando ad abitare presso di lui in Piazza di Spagna n. 31, a fianco del'Hotel de Londres dove rimase fino al 1808. Cinque paoli al giorno, equivalenti a mezzo scudo era la paga di Kaisermann per Pinelli, il quale al culmine della carriera rifiutò di trasferirsi a Londra dove pure gli era stata promessa la paga giornaliera di dieci scudi! Ma parliamo ora dell'autore, certamente da noi meno conosciuto dell'allievo! Kaisermann iniziò a disegnare in tenera età, studiando da giovane a Losanna.
Nel 1789 si reca a Roma per essere assistente dell'altro pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros, che tra l'altro aveva frequentato il Collegio ad Yverdon, città natale di Kaisermann (quando si dicono le combinazioni!). Ma degli attriti sviluppatisi tra i due artisti svizzeri fecero sì che Kaisermann si trovasse povero e senza protettore. Fort unatamente divennero suoi protettori Maria Paolina Bonaparte in Borghese (1780-1825) ed il suo marito Don Camillo Filippo Ludovico Borghese (1775-1832) che gli commissionarono acquarelli dei siti romani più conosciuti. Consolidatasi la sua fama intorno ai primi anni del XIX secolo, le sue opere venivano vedute regolarmente a facoltosi turisti e clienti romani. Tanto da farsi aiutare, come abbiamo detto da disegnatori più giovani, come Bartolomeo Pinelli Proponiamo proprio uno di questi piacevolissimi acquarelli contenente il titolo in alto a sinistra "Costumes a Tivoli", e siglato in basso a detra "F.K.", cm. 27 x 43.
Di questa serie di disegni ne conosciamo uno "Fabriques pres de la grande Cascade a Tivoli", firmato e datato 1802, e proprio a questa data può essere fatto risalire quest'acquarello, al periodo cioè della collaborazione di Bartolomeo Pinelli con l'artista svizzero. Due sole parole su alcuni aspetti: innanzitutto il titolo in francese, che rimanda alla città natale Yverdon, svizzera, ma di lingua francese; poi il fatto che il francese era la lingua internazionale ed un titolo in questa lingua era più comprensibile e diremmo appetibile dai turisti esteri che recandosi a Roma volevano riportare un souvenir (altra tipica parola francese, divenuta internazionale!).
La nostra città viene ritratta nell'aspetto esteriore essenzialmente agricolo, anche se già non mancavano, agli inizi del secolo XIX, varie fabbriche ed opifici, grazie alla possibilità di sfruttare l'energia idraulica fornita dal fiume Aniene.