"Olive Tress at Tivoli" di George Inness

a cura di Roberto Borgia

George Inness (1825-1894), pittore di paesaggi, nacque a Newburgh, New York e morì a Bridge of Allan, Stirling in Scozia. La sua opera fu influenzata da quella degli antichi maestri della Hudson River School, dalla scuola di Barbizon, e, infine, dalla teologia di Emanuel Swedenborg, il cui spiritualismo influenzò le sue opere della maturità. Infatti Inness è certamente più conosciuto per le opere della maturità, che possiamo definire influenzate dal movimento Tonalista.
Fu questa una corrente che negli anni '80 del XIX secolo prese vita, ad ovest dell'Atlantico, e che, nel corso dei suoi, quasi, quaranta anni di vita, regalò alcune pregevoli opere.
Partendo da un interessante intreccio tra la pittura tonale, soprattutto di scuola veneta quattro - cinquecentesca, e lo stile, francese, Barbizon, a cavallo della metà dell'ottocento, la nuova creatura artistica vedeva paesaggi, o particolari di essi, sovrastati da toni di colore scuri, "nebbiosi", dove le tinte neutre la facevano da regine. Schiacciata come fu dall'immediato precedente Impressionismo europeo, molti accostarono il Tonalismo all'Impressionismo americano, e all'altrettanto immediato, successivo Modernismo; in verità il Tonalismo non ebbe una grossa popolarità, anche se poi la corrente finì per essere rivalutata grazie proprio all'opera di George Inness.
Quinto di tredici figli nati da John William Inness, un agricoltore, e sua moglie, Clarissa Baldwin, si trasferì con la sua famiglia a Newark, New Jersey, quando aveva circa cinque anni di età. Nel 1839 studiò per diversi mesi con un pittore itinerante, Jesse John Barker (circa 1815-1856). Nella sua adolescenza, Inness lavorò come incisore di mappe e piantine a New York.


Ingrandisce foto "Ulivi a Tivoli"

Durante questo periodo attirò l'attenzione del pittore paesaggista francese François Régis Gignoux (1816-1882), artista francese attivo negli Stati Uniti dal 1840 al 1870 ed esponente della Hudson River School, del quale divenne allievo. Nella seconda parte dell'anno 1840 frequentò i corsi presso l'Accademia Nazionale di Design, studiando particolarmente le opere degli artisti della Hudson River School Thomas Cole (1801-1848) e Asher Durand (1796-1886): Inness ricorderà successivamente: "If these two can be combined, I will try" (Se l'opera di questi due autori potrà essere combinata, io certamente proverò". Inness aprì il suo primo studio a New York nel 1848.

Nel 1849, sposò Delia Miller, che morì pochi mesi dopo. L'anno successivo sposò Elisabetta Abigail Hart, con il quale ha sei figli.
Nel 1851 l'imprenditore Ogden Haggerty (1810-1875) incontrò il giovane Inness che dipingeva sul suo cavalletto in una piazza di New York e pagò cento dollari per avere il suo quadro recapitato nella sua casa di Warren Stret. Aiutò poi Inness per avere il passaporto e finanziò il suo primo viaggio in Europa, in modo che potesse studiare e naturalmente dipingere.
Inness perciò trascorse quindici mesi a Roma, dove studiò particolarmente i paesaggi di Claude Gellée detto Lorrain (1600-1682) e di Nicolas Poussin (1594-1665) (che tra l'altro hanno dedicato moltissime opere alla nostra città). Affittò anche uno studio proprio sopra quello del pittore William Page (1811-1885), che probabilmente introdusse l'artista statunitense al movimento Swedenborgianism dal nome dello scienziato e teologo dallo svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772), che affermava di aver avuto una nuova rivelazione da Gesù Cristo, attraverso continue visioni. Il teologo svedese annunciò la sua "Chiesa Nuova", mentre il suo movimento, ancora attivo, fu fondato dopo la sua morte. Inness soggiornò in Italia anche nell'anno seguente e compì un successivo viaggio nel 1870-1874, dopo poté sviluppare il suo stile tonalista per il paesaggio, che lo rese famoso. L'Italia rimase nell'immaginario di Inness anche dopo il suo ritorno negli Stati Uniti, dopo il primo viaggio, nel 1852. Continuò infatti a dipingere vedute italiane durante il ventennio che intercorse tra il primo ed il secondo viaggio in Italia, ricordando i paesaggi visti e approfondendo i suoi schizzi, mettendoli sulla tela. Proprio il secondo viaggio fu il più produttivo per lo sviluppo estetico di quella atmosfera per il quale divenne assi ammirato.

Ma parliamo ora dell'opera "Olive Tress at Tivoli" (Ulivi a Tivoli) che pubblichiamo grazie alla cortesia del Metropolitan Museum of Art di New York, in quanto l'opera, di cm. 17,8 x 31,4, estremamente delicata, trattandosi di un guazzo, acquerello e grafite su carta blu intessuta con fibre colorate, non viene messa in mostra. Risulta che Inness abbia fatto meno di cinquanta acquerelli e ancor meno disegni, e quest'opera risale naturalmente al secondo viaggio in Italia, con una datazione al 1873; notare anche la sua firma, in basso a sinistra. Da ammirare il delicato equilibrio della composizione pittorica, la fine incisività, l'ampio respiro della composizione che fa intravedere proprio al centro la cupola della basilica di S. Pietro, sulla sinistra la collina con la città di Tivoli, mentre si distingue chiaramente il sepolcro dei Plauzi, con la licenza artistica del ponte Lucano, sistemato innanzi allo stesso Mausoleo.
La visuale è presa dalla strada per Marcellina, visibile anche l'attuale via degli Orti con la strada per Montecelio che inserisce sulla via Tiburtina. Inness ha voluto anche rappresentare la lapide detta "Il Deposito", poco lontano dal tempio della Tosse. Gli ulivi, contorti e piegati dal vento, contribuiscono a dare un senso di isolamento alla natura, del tutto prima di persone, e che fanno percepire l'isolamento della campagna.
Tipico deserto della Campagna Romana, senza attività umane, che ritroviamo in molte rappresentazioni di altri artisti di quel periodo.
(febbraio 2012)

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