Durante un suo viaggio a Pompei nel 1840, fu affascinato dalle vestigia, sentì l'afflato della popolazione di cui ha "baciato [le] tracce dolorose e straordinarie" rimaste impresse su di un muro, l'alone di un corpo dissolto nell'eruzione e ricostruito in un disegno sul quale l'artista espose le proprie emozioni. A distanza di anni, nel 1853 espose nel Salone di Parigi l'opera di cui parlavamo prima, il "Tepidarium", dove le donne di Pompei si asciugano e si riposano dopo il bagno. Questo quadro ottiene un buon successo al Salon del 1853: Théophile Gautier, che già nell'anno precedente aveva pubblicato la novella "Arria Marcella", ambientata a Pompei, lo definisce un "affresco antico sottratto al muro di Pompei".
L'atmosfera erotica che si sprigiona dalla tela, non è affatto estranea a tutto questo entusiasmo. Il languore delle pose e degli sguardi, la promiscuità dei corpi privi di forze evocano una tipica atmosfera da harem.
L'antichità di Chassériau assume un profumo d'Oriente, di esotismo
romantico e di vivace sensualità. L'idea che le usanze voluttuose del mondo antico sopravvivano ancora nel XIX secolo nel mondo arabo è molto frequente nei viaggiatori francesi. La presenza di molteplici influssi è ravvisabile in questa tela. La composizione in due gruppi simmetrici, in una prospettiva molto sfuggente è presa in prestito da Raffaello e si potrebbero elencare in dettaglio molti punti di collegamento con le opere di Poussin. La passione per la linea, i nudi perfettamente lisci e madreperlacei, la maestria nel disegno ricordano che Chassériau fu allievo di Ingres.
Per concludere, l'ammirazione che l'artista nutre nei confronti di Delacroix, traspare nei riflessi cangianti dei colori. Realizzando una fusione tra pittura storica e pittura di genere, cara al Secondo Impero, Chassériau riesce a conciliare "le due scuole rivali del disegno e del colore". Ed ecco allora che nella seconda metà dell'ottocento i dipinti ambientati nell'antica Grecia e nell'antica Roma diventano molto popolari. Gli artisti cercano un realismo che possiamo definire "fotografico", nel rendere plausibile la vita quotidiana dell'antichità classica. Questa la corrente che ispirò il nostro Forti, che, tra tutte le scene ambientate nell'antico mondo dei Romani, immaginò anche questa partenza concitata dell'imperatore Adriano dalla sua villa tiburtina. Non aveva certamente immaginato che a poca distanza dalla villa stessa sarebbe stato progettato di aprire una discarica.
gennaio 2012