Flora Capitolina

Tra il 1739 e il 1744 fu effettuata una campagna di scavo da Liborio Michilli ("locotenente del Governo" di Tivoli e già "giudice criminale del Governo di Roma") nei terreni di sua proprietà tra il Pecile e le Cento Camerelle. La campagna fu particolarmente fortunata: vennero portate alla luce molte opere eccellenti, le più importanti acquisite da Papa Benedetto XIV (in cambio della concessione dell'appalto della vendita del tabacco al fratello di Liborio Michilli per il prezzo di centomila scudi e per la durata di 9 anni) e collocate nelle sale dei Musei Capitolini dove, fatta eccezione per l'Antinoo-Osiride (oggi al Museo Gregoriano Egizio dei Musei Vaticani), ancora oggi si trovano.
Fra le altre citiamo la statua di Hermes Pancraziaste, di una graziosissima statua di Arpocrate, ed appunto di una statua femminile di Flora (rinvenuta proprio alla fine della campagna di scavi) della quale spicca il bellissimo panneggio, il gesto e il volto nobile e fiero della donna.


Flora Capitolina

La scultura, nota come Flora Capitolina, fu collocata, per volere di Papa Benedetto XIV, nella Sala del Galata morente del Museo Capitolino dopo essere stata restaurata da Carlo Monaldi che ne riscolpì la corona, la mano destra e la sinistra con i fiori. A seguito della firma del trattato di Tolentino, imposto da Napoleone a Papa Pio VI (in cui, fra le altre cose, quest'ultimo si impegnò a cedere oltre cento fra statue e dipinti), nel 1797 anche la statua di Flora fu portata in Francia dove fu esposta nel Museo del Louvre (allora Musée Central des Arts) dal 1800 al 1815, finché non fu restituita e ricollocata, nel 1816, nei Musei Capitolini.

Winckelmann, "non iscorgendo appunto in lei una bellezza ideale" credette si trattasse dell'immagine di qualche bella donna romana fattasi ritrarre sotto la forma d una Dea delle stagioni, in particolare la primavera, vista la presenza dei fiori. Il Visconti invece, sebbene in un primo tempo credette si trattasse di una Polimnia, una delle nove Muse (vista la somiglianza della veste con la Polimnia Ercolanese), la identificò come Flora, dea romana e italica della fioritura dei cereali e delle altre piante utili all'alimentazione che col tempo venne intesa come dea della primavera.

Della Flora Capitolina fu fatta una copia in terracotta da Bartolomeo Cavaceppi (1717-1799), oggi conservata a Roma nel Museo Nazionale di Palazzo Venezia. Confrontando le due opere si nota come il Cavaceppi, rispetto al restauro del Monaldi, ha cambiato la mano destra ed anche la testa, sostituita con il ritratto di Faustina Minore.

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