Nelle terme con Heliocaminus nel corso dei secoli furono riportate alla luce diverse statue, fra cui il busto di una giovane donna attribuito a Livia Plauitilla, moglie di Carcalla, a testimonianza che questa parte della Villa, cioè la zona privata dell'imperatore, fu quella mantenuta in uso anche nei periodi successivi ad Adriano.
La vasca del "frigidarium" delle terme era arricchita sul bordo da una bellissima statua femminile raffigurante una sensuale Afrodite(figlia di Zeus e dea dell'amore) colta in una posa insolita: è rappresentata accovacciata sulle ginocchia pronta a ricevere sulla schiena un getto d'acqua.
Si tratta di una delle tante copie in marmo (con diverse varianti) di un originale bronzeo greco attribuito (secondo quanto riporta Plinio il Vecchio) allo scultore Doidalsas, attivo in Bitinia nella prima metà del III secolo a.C. L'opera fu commissionata allo scultore da Nicomede I di Bitinia, non essendo riuscito a comprare dagli abitanti di Cnido l'Afrodite che Prassitele aveva scolpito per loro.
L'opera, riprodotta anche sulle monete, era destinata al tempio di Zeus a Nicomedia, tuttavia Plinio il Vecchio riporta la presenza di una "Venerem lavantem sese" all'interno del portico di Ottavia a Roma.
Secondo quanto afferma Paolo Moreno nel I volume della sua "Scultura ellenistica", il viso dell'Afrodite scolpita da Diodalsas avrebbe avuto le stesse fattezze di Eptazeta, seconda moglie di Nicomede I. La copia di Villa Adriana, esposta oggi al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo a Roma, è alta circa 92 cm ed è mancante delle braccia e presenta il viso parzialmente rovinato. I suoi capelli, raccolti sulla nuca per non farli bagnare, donano sensualità al viso.
Un'altra copia dell'Afrodite accovacciata è quella esposta al museo del Louvre a Parigi.
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