Nel tempo il santuario di Ercole Vincitore, ubicato in un punto strategico dell'antica rete commerciale del territorio tiburtino, ha subito varie e profonde trasformazioni per destinarlo a fini diversi non ultimo il suo utilizzo come centrale idroelettrica e cartiera industriale.
"La superfetazione di spazi e di forme che a volte, anche in maniera inconsapevole ed incongrua, si aggiungono e si mescolano attraverso i secoli, sono il valore aggiunto di molti complessi archeologici. Il progetto propone un'ulteriore modifica della volumetria industriale che, attraverso un'operazione di sottrazione critica, permetta di distinguere, ordinare e conservare i differenti elementi archeologici ed architettonici.
Contemporaneamente si crea un percorso per i visitatori che permetta non solo la lettura del portico romano, ma anche quella del canale Canevari e di parte delle Cartiera Segre ( 1500 mq. circa)
Si recupera inoltre la vista panoramica del santuario su Roma grazie all'apertura di grandi superfici vetrate ed alla presenza di una grande copertura piana praticabile. Tale copertura è configurata come un sandwich strutturale che contiene anche l'impiantistica in modo da evitare di incidere sul suolo ricco di testimonianze archeologiche.
La volumetria industriale, viene separata dal portico romano (quasi un cubo che ruota) ed alleggerita dalle grandi aperture verticali, viene inoltre perforata da diagonali prospettiche per ottenere una smaterializzazione visuale che agevoli, da più punti, la vista del portico stesso ed accentui la presenza e la valorizzazione dei resti romani.
Nelle prime due navate a Nord-Est (1400 mq circa) si propone, dopo un adeguato restauro degli interni, l'inserimento di un incubatore di imprese per i Beni Culturali e un laboratorio di restauro.
Invece il padiglione Sud-Ovest (560 mq circa) resta aperto al pubblico che, terminata la visita ai resti romani, entra nel suggestivo spazio industriale riutilizzato come "orto botanico" per arrivare fino a una grande apertura panoramica che si apre verso Roma e il paesaggio.
Questa duplice valenza di filtro fra epoche differenti e la sua diretta relazione con l'esterno è arricchita dalla presenza di un giardino botanico caratterizzato dalla utilizzazione di piante ed arbusti usati dagli artisti romani come modello per bassorilievi ornamentali dalla profonda valenza simbolica. In particolare si è scelto di collocare delle piante relazionate al mito di Ercole ed alla descrizione del giardino delle Esperidi, scenario di una delle sue fatiche. Per quanto riguarda i criteri naturalistici si sono privilegiate alcune specie facenti parte dei consorzi naturali dell'area tiburtina e delle zone igrofile ed umide che caratterizzano questa parte del percorso dell'Aniene oltre alle specie termofile rupicole locali.
Infine il progetto, dietro al rigore ed alla pulizia formale delle strutture principali, nasconde una tecnologia di punta che permette l'uso prevalente di energie pulite e la minima contaminazione ambientale. Questo si otterrà non solo tramite l'uso di pannelli solari ad alto rendimento ed al recupero delle acque piovane ma anche grazie a soluzioni più avanzate, quali uno scambiatore di calore che possa sfruttare la ingente presenza d'acqua nell'area. Che probabilmente fu tra le prime risorse che determinarono la nascita di questo insediamento".
Autore: POLIS s.r.l. [capogruppo: Arch. Gennaro Farina, coprogettisti: Arch. Francesco Arrigoni, Arch. Luca Ximenes - collaboratori: Arch. Chiara Balestra, Arch.
Michela De Licio]
Consulenze specialistiche: Arch. Francesco Marvardi (storia urbanistica tiburtina),Prof.ssa Giulia Caneva (specie botaniche nella decorazione del Tempio), Prof. Luca
Grossi (contenimento energetico e impianti), Prof.ssa Alessandra Tedeschi (archeologa)
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