Il vino presso le civiltà antiche

Il vino è senz’altro una bevanda che vanta origini antichissime. In Asia furono i Cinesi e gli Indiani a dedicarsi alla viticoltura; in America fu importata dagli Europei. Il vino fu inventato, secondo l’Antico Testamento, dal Patriarca Noé, il quale appena uscito dall’arca scampata al diluvio universale avrebbe piantato una vigna ottenendo questa inebriante bevanda. Tuttavia è ormai certo che il vino, probabilmente inventato per caso, era già conosciuto prima che si verificasse il tremendo diluvio. A circa cinquanta milioni di anni fa, come attesta il ritrovamento di alcuni fossili rinvenuti in Europa, è databile la comparsa della vite che in verità all’inizio era molto diversa da quella attuale per caratteristica e per tipo. Le glaciazioni comportarono la distruzione delle viti europee iniziali; si salvarono solo quelle situate in Asia ed in America.

Il vino
Ingrandisce foto Banchetto romano

La vite attuale, “vitis vinifera” come i Romani la chiamavano, discende da quella originaria del Caucaso in cui era coltivata ben 6000 anni fa..
E’ assodato infatti che le terre che si affacciavano sul Mediterraneo lo conoscevano già millenni prima della nascita del Salvatore; in Mesopotamia (“terra tra due fiumi”, il Tigri e l’Eufrate) i Sumeri, gli Assiri ed i Babilonesi coltivavano la vite così come anche l’antico Egitto.

Molti geroglifici riportano con dovizia di particolari le varie fasi di produzione del vino (dalla coltivazione della vite alla conservazione) e documentano quindi quanta importanza avesse per gli Egizi questa bevanda. Anche il mondo greco conosceva e praticava la vinificazione; ne è testimonianza tra l’altro l’episodio dell’Odissea in cui Ulisse offre al ciclope Polifemo del vino per farlo ubriacare e riuscire così a mettersi in salvo con i suoi uomini. I Greci però lo bevevano diluito: lo “allungavano” con 16 parti di acqua! Per opera dei Fenici la coltivazione della vite fu portata anche in Italia (in primis in Sicilia). Grandi coltivatori e produttori di vino furono gli Etruschi per i quali il mangiare, innaffiato da buon vino, era un vero e proprio rito da consumare stando comodamente sdraiati sul triclinio. Tale loro usanza fu ereditata dai Romani, veri cultori dell’inebriante bevanda; furono loro a dar vita al famoso “falerno”bianco.

Il vino
Uva da vino

Nel “De agricoltura” di Catone e nel “De antidotis” di Galeno troviamo riportate le principali informazioni inerenti la viticoltura e l’enologia dell’antica Roma. L’Italia produceva tanto vino che i Greci la chiamavano “Enotria” cioè “Terra del vino”. Furono i Romani a diffondere la viticoltura anche in Europa settentrionale.

Essi, a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, preferirono mantenerlo in barili di legno ed in bottiglie di vetro. Con l’avvento del cristianesimo, che fece sua la simbologia della vite ed introdusse a ricordo dell’Ultima Cena di Cristo l’utilizzo del vino nella consacrazione eucaristica, la coltivazione della vite si diffuse ancor di più nelle terre bagnate dal Mediterraneo e nel resto dell’Europa; tuttavia dal II secolo in Borgogna, nella Champagne e nella Loira la viticoltura iniziò ad assumere importanza. Si iniziò anche a capire il concetto di “invecchiamento” e di “annata”. La vastità dell’impero romano e quindi la differenza di clima facevano sì che la vendemmia fosse effettuata in tempi diversi da zona a zona in un arco di tempo che andava da agosto a novembre.

 

 

 

 

 

 

 

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