affinandosi l’olfatto riuscirà a percepire se la vinificazione è stata fatta correttamente o se l’invecchiamento è stato eccessivo poiché in questi casi si registrano odori non affatto piacevoli. L’ultimo “esaminatore” ad entrare in azione è il gusto; ad esso spetta il compito di confermare o meno i risultati a cui sono giunti la vista e l’olfatto. Le papille gustative sono dislocate in zone diverse della lingua; per questo motivo si gusterà immediatamente il dolce (i recettori sono sulla punta della lingua), poi il salato e l’aspro (papille gustative poste lateralmente) ,infine l’amaro (i recettori sono infatti posti nella parte finale della lingua. Ma come deve avvenire l’assaggio? Occorre succhiare il vino come una caramella, spingerlo quindi verso il palato, deglutire con una certa lentezza, espirare e percepire il “retrogusto”che può essere più o meno piacevole a seconda se il vino è equilibrato o meno.
Vino rosso
Terminato l’assaggio si debbono leggere le indicazioni poste sull’etichetta che informano correttamente sul grado di temperatura in cui il vino va servito. In genere i rosati vanno serviti tra i 10-16°C, i bianchi tra 6-10°C, i rossi tra i 16-20°C. Occorre tener presente sempre una regola: se un vino è più corposo, allora il grado di temperatura deve innalzarsi (un bianco corposo va rinfrescato ma non freddato, un rosso corposo va servito più caldo).
E’ consigliabile stappare la bottiglia con un certo anticipo prima di mescerlo ma non superando la mezz’ora per i bianchi; i rossi invece possono essere aperti (se molto invecchiati) molte ore prima (fino ad otto ore).
Per degustare il vino è importante poi servirlo in un bicchiere adatto il quale deve permettere la decantazione del liquido e la concentrazione degli odori. Ottimi sono quindi i bicchieri che sono larghi nella parte inferiore e si restringono in quella superiore. Il bicchiere deve essere trasparente, di vetro o di cristallo, per permettere di osservare il colore del vino; ottimi quelli che poggiano su un piedistallo piuttosto alto.