La fauna nei Monti Simbruini

L’abbandono delle campagne e la diminuzione dell’attività pastorizia in alta quota hanno permesso il ripopolamento naturale di specie che un tempo rischiavano di estinguersi. I Monti Simbruini hanno una fauna ricca di specie tipiche dell’Appennino. A causa proprio di tale ricchezza, unita a quella di comunità ornitiche presenti e nidificanti, il Parco dei Monti Simbruini è stato dichiarato dalla Comunità europea: Zona di Protezione Speciale. Il suo interno custodisce numerose aree, definite Siti di Importanza Comunitaria e quindi protette da speciali leggi, contenendo habitat e specie di mammiferi di enorme interesse. E’ questo il caso del cinghiale (Sus scrofa), la specie più diffusa tra gli ungulati. Dopo la sua estinzione, avvenuta nella prima metà del XX sec, si registra la sua reintroduzione per fini venatori intorno agli anni Settanta del Novecento. Grazie alla sua grande prolificità infesta le zone in cui sono presenti la roverella (delle cui ghiande l’animale si ciba), il leccio ed il cerro. Tale aree non si trovano ad un’altura elevata anzi delimitano i pascoli e i terreni agricoli per cui è facile capire ed immaginare i danni che la scorribanda di un cinghiale apporta alle colture ed ai pascoli. Essendo una specie onnivora, si nutre prevalentemente di tuberi, radici, larve d’insetto, castagne e ghiande. Il cinghiale può produrre danni alle coltivazioni, ma riveste un ruolo ecologico strategico ed essenziale per la sopravvivenza del lupo (canis lupus) che, essendo un carnivoro selvatico, spesso assalta il bestiame domestico.

Esemplare di cinghiale
Esemplare di cinghiale

Quest'ultimo carnivoro è una specie che forse non si è mai estinta del tutto nel Parco dei Monti Simbruini avendo una grande capacità di dispersione. La vicinanza del Parco nazionale d’Abruzzo e dei Simbruini ha fatto sì che ci fosse una continua ricolonizzazione del territorio dell’area protetta (di quest'ultimi) che attualmente ospita almeno due nuclei riproduttivi della specie. La presenza del lupo è però minacciata dal bracconaggio e dalla competizione con i cani abbandonati e inselvatichiti che vivono a branchi.
L’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus, presente con una cinquantina di individui in tutta l’Italia centrale)è rintracciabile sporadicamente nel Parco.

Conduce vita solitaria nelle aree più selvagge cibandosi di ciò che trova (radici, bacche e resti di animali) ma, in mancanza di cibo, e ciò accade soprattutto durante l’inverno, lascia il suo eremitaggio per avvicinarsi ai luoghi abitati richiamato dalla presenza delle stalle e degli ovili. La sua sopravvivenza a lungo termine è messa a rischio dalla frammentarietà del suo areale, dalla presenza di turisti ed escursionisti, dalle attività boschive, dal bracconaggio e dalla caccia al cinghiale, che si svolge nel territorio non protetto. L’orso marsicano è prevalentemente onnivoro ma ha una forte tendenza alla dieta vegetariana. In minima parte si nutre di insetti e carcasse. A volte è al centro di conflitti con l’uomo, quando visita gli apiari o preda qualche animale domestico. Nelle aree protette, in particolare nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise i danni che fa l’orso (presente anche sui Monti Ernici) alle attività economiche sono però rimborsate dagli Enti Parco. Una presenza invece ormai costante nei Simbruini è quella del capriolo (Capreolus capreolus), il più piccolo cervide italiano.

Esemplare di cinghiale
Esemplare di cinghiale

In genere si incontra ai bordi delle radure. Abbastanza recentemente (2008) l’Ente Parco ha iniziato la progettazione della reintroduzione del cervo (Cervus elaphus). E' questa una specie scomparsa agli inizi del Novecento in tutto l’Italia. La presenza di tale specie è però rintracciabile nei toponimi di molti luoghi. Un esempio per tutti è Cervara di Roma, un Comune che ha nel suo stemma un cervo che salta sopra uno sperone roccioso. Gli esemplari rilasciati sono stati tutti marcati con targhe auricolari e sono stati muniti di radiocollare; sono monitorati dal personale del Parco per verificare la sopravvivenza degli animali ed il successo del progetto di reintroduzione della specie. Fra i mustelidi nel Parco sono presenti: il tasso (Meles meles), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la martora (Martes martes) e la puzzola (Mustela putorius). L’istrice, che per i suoi movimenti predilige in genere il tramonto e la notte, vive nella zona con macchia mediterranea; il ghiro e lo scoiattolo vivono nei boschi misti (faggeti e pinus nigra), nei boschi di foglie caduche vive il tasso mentre in via d’estinzione è la martora in quanto le foreste tra cui essa si aggira per cacciare uccelli e roditori vari, vengono sistematicamente impoverite dall’abbattimento di giganteschi e centenari alberi compiuto per varie ragioni. E' invece una presenza scomoda il visone americano (Neovison vison). Questo piccolo mustelide probabilmente è sfuggito agli allevamenti di pelliccia e ha colonizzato il fiume Aniene. La regione Lazio ha dato il via a uno studio propedeutico all’eventuale eradicazione della specie, questo perché il visone è una specie aliena nel nostro Paese; non essendo autoctona, è atta a provocare gravi danni alla fauna nostrana (pesci, roditori e uccelli). La lontra (Lutra lutra) invece è ormai scomparsa da molto tempo dal Parco.

Un tempo molto diffusa, è andata via via scomparendo a causa dell’inquinamento dei corsi d’acqua ed essendo oggetto di caccia per la sua pelliccia. Presente invece la volpe. Tra i Roditori i Simbruini ospitano: l'istrice, lo scoiattolo, il ghiro, il topo quercino (che vive nelle fenditure delle rocce e nelle cavità arboree), il moscardino, i topi selvatici e infine l'arvicola ( un piccolo mammifero roditore simile ad un topo, con coda breve; non provoca gravi danni alle coltivazioni, almeno all’interno del Parco). Tra gli Insettivori sono presenti il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore, il picchio dorso bianco (questa specie vive solo in Italia centrale), il picchio verde (sopravvivono grazie agli insetti che riescono a scovare sotto la corteccia degli alberi). Tra i Galliformi ricordiamo la presenza della coturnice mentre tra gli Avvoltoi quella del grifone. Infine tra i Rapaci notturni: la civetta, l' assiolo, il barbagianni, l' allocco. Fra gli Anfibi il Parco ospita: la salamandrina dagli occhiali (presente solo in Italia centrale e meridionale) Nei Simbruini non c'è la presenza tra i rapaci notturni del gufo reale.

Tra gli uccelli, frequentatori delle faggete e dei boschi misti, è facile imbattersi nell'usignolo, nel cuculo, nello scricciolo, nella ghiandaia. Diffusissime sono la ballerina gialla e la cinciallegra. . Tra i rapaci diurni sono presenti il gheppio e la poiana mentre sulle cime più alte nidifica l'aquila reale. Scomparso invece il capovaccio, piccolissimo avvoltoio che un tempo era diffuso in tutta la regione laziale; il fanello, il sordone, il cordirossone e la coturnice (anch'essa in diminuzione) abitano le altezze più elevate. Vicino Subiaco vive nelle pareti rocciose dirupanti sull'Aniene il corvo imperiale legato a S.Benedetto per via di una leggenda. Con lui dividono lo stesso habitat il picchio muraiolo, lo sparviero, il rondone alpino e la rondine montana. Nelle zone umide vive la natrice dal collare, un rettile che può essere anche di grandi dimensioni; altri rettili presenti nel parco simbruino sono il biacco, la vipera ed il colubro di Esculapio (quest'ultimo può arrivare ai 2 m. di lunghezza). Nei corsi d'acqua vivono i gamberi ed i granchi di fiume ; i primi si sono adattati all'inquinamento idrico e sembrano non risentirne affatto. Tra gli anfibi presenti lungo tali corsi d'acqua occorre ricordare la rana greca e la rana agile; quest'ultima tuttavia spesso si trova anche lontano dall'acqua nel sottobosco particolarmente umido o persino in campi più o meno asciutti che abbandona per tornare nei ruscelli al momento di riprodursi. Abitatori degli ambienti umidi sono il tritone punteggiato e quello crestato; deposita le sue larve nell'acqua la salamandra pezzata in via d'estinzione. Completano la fauna del Parco i sauri tra cui il ramarro, la lucertola campestre e quella muraiola.

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