Villa Aldobrandini: vicende storiche

La Villa si trova appena fuori dell’abitato in una magnifica posizione prospettica di qui il nome un tempo di Villa Belvedere. A buon diritto quindi il giudizio espresso da Johann Wolfgang Goethe (che compì nel 1786-88 un viaggio in Italia sotto falso nome) nei confronti di una dimora tanto lussuosa e privilegiata per la sua posizione panoramica nella quale fu ospite. La villa infatti, edificata al di sotto del Tuscolo, é circondata da un magnifico parco, in cui trovano posto esemplari secolari di platani, lecci e pini; è facilmente individuabile anche da lontano da chi sta raggiungendo Frascati. E’ quindi a ragione la più nota tra le ville tuscolane, il simbolo di quelle aristocratiche costruzioni che a partire dal XVI secolo vennero innalzate nel territorio.
Edificata da monsignor Alessandro Rufini nel 1550, passò sotto vari proprietari; infine il Casino già Contugi fu lasciato da monsignor P. Capranica alla Camera Apostolica. L’allora pontefice Clemente VIII (al secolo Ippolito Aldobrandini) fin dal momento della sua elezione nel 1592, desiderò possedere una villa a Frascati per non essere da meno dei tanti nobili romani e cardinali che qui erano proprietari di splendide dimore.

Entrata della Villa Aldobrandini
Ingrandisce foto Entrata della Villa Aldobrandini

Il 5 novembre 1598 suo nipote, cardinale Pietro Aldobrandini, potente e reso ancor più ricco dall’eredità lasciatagli da Lucrezia d’Este (figlia del potente papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e sorella dell’altrettanto potente Cesare, duca del Valentino avendo ricevuto dal re di Francia la contea di Valentinois) riuscì ad acquistare la proprietà (vigna e Casino già Contugi) venduta alla Camera Apostolica dal predetto monsignor Paolo Capranica.

Nel 1601 incaricò l’architetto Giacomo Della Porta di ristrutturare il tutto, per farne un Palazzo di rappresentanza. Il progetto era inizialmente molto modesto: “un paro di stanze ed una galleria” andavano aggiunte all’edificio. Poi si pensò di decorare sette-otto stanze. Purtroppo il 4 settembre 1602 l’architetto Della Porta morì per un attacco apoplettico.
I lavori furono quindi diretti da C. Maderno e G. Fontana. Il progetto iniziale di ristrutturare il Casino era stato abbandonato; tra il 1601 ed il 1603 infatti esso fu demolito per edificare una costruzione totalmente nuova pur mantenendo la planimetria della vecchia.
Il Palazzo venne articolato su vari livelli in quattro piani ospitanti locali di rappresentanza e di servizio.

Villa Aldobrandini
Ingrandisce foto Villa Aldobrandini

Furono il Maderno ed il Fontana a ultimare il grande salone ubicato al secondo piano, a progettare e realizzare la loggia del terzo piano (per poter osservare il giardino superiore), nonché i due “passeggiatori” ovvero le due terrazze laterali e pensili con la funzione inoltre di celare alla vista i locali delle due cucine riservate una ai padroni di casa ed ai loro ospiti, l’altra alla servitù.

Clemente VIII vi soggiornò in più di un’occasione per distrarsi dai suoi mali e dai problemi di governo ma non riuscì a goderselo a lungo poiché mori nel 1605. L’anno precedente al suo trapasso lo scultore I. Buti aveva realizzato le erme per il ninfeo. La villa restò al citato nipote Cardinale P. Aldobrandini, il quale però non era bene accetto dal nuovo pontefice, Paolo V Borghese, per cui per ben lunghi cinque anni fu costretto a occuparsi degli affari della sua lontana diocesi di Ravenna.
I lavori andarono avanti nella Villa: nel 1612 fu terminato il mascherone nello splendido parco e in qualità di fontaniere, per controllare i sistemi idraulici, fu assunto Orazio Olivieri da Tivoli. Non occorre ricordare che gli idraulici tiburtini per via di Villa d’Este avevano in questo campo un’esperienza somma. Costosissimi furono i lavori per dotare il parco di giochi d’acqua; furono spesi più soldi di quelli impiegati per edificare la Villa. Il colle infatti era privo di falde acquifere per cui si dovettero affrontare spese non indifferenti per finanziare i lavori necessari a reperire l’acqua.
Morto il cardinale nel 1621, la Villa divenne di proprietà di Olimpia Aldobrandini, nipote del defunto cardinale; costei nel 1647 sposò in seconde nozze Camillo Pamphili. Fu poi il principe Giovanni Battista Pamphili a far recintare tutto il complesso.
Nel 1710 furono realizzati il maestoso cancello ed il muro con aperture ovali ad opera del Bizzaccheri.
Esauritasi la successione della linea diretta dei Pamphili nel 1760, iniziò una lunga lotta per l’eredità che si concluse nel 1769 quando la Villa divenne di proprietà dei potenti nobili Borghese. Solo nel 1837 gli Aldobrandini (attuali proprietari) ne rientrarono in possesso. Il bombardamento del 1943 causò gravi danni alla Villa, restaurata nel dopoguerra dal Busiri Vici per conto di don Clemente Aldobrandini.

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