Tra il 1856 ed il 1863 le Acque Albule furono oggetto di studio da parte di una commissione di medici ed archeologi; tale commissione sosteneva il progetto di costruire un nuovo stabilimento vicino alle sorgenti sulfuree per meglio sfruttarne le proprietà. Il pontefice Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti da Senigallia, 1792-1878) il 19 marzo del 1863, udita la relazione del ministro dell'interno sul progetto di costruzione di un nuovo stabilimento termale tiburtino, consapevole della salubrità delle acque sulfuree investì il Comune di Tivoli del diritto di utilizzarle in perpetuo. Il papa prestò dunque ascolto alle richieste avanzate dalla commissione di cui facevano parte illustri architetti quali Luigi Canina (che restaurò molti monumenti romani) e Clemente Folchi (l'artefice della Cascata artificiale dell'Aniene), professori esimi come il citato Cappello ed il Viale, non che personaggi di grande cultura medica e chimica quali Vincenzo Latini, il Grassi, il Baccelli. I Chirografi (manoscritti) del 19 marzo e del 5 maggio 1863 riportano tale donazione pontificia motivata dal desiderio del Santo Padre di riportare all'antico splendore quelle benefiche acque mettendole inoltre al servizio della popolazione tiburtina.
Pio IX non si limitò solo a tale donazione ma la potenziò mettendo a disposizione del Comune di Tivoli una bella sommetta: 1.000 scudi che dovevano servire per dare l'avvio alla realizzazione della costruzione del progettato stabilimento termale. Il Comune di Tivoli gli dedicò, come ringraziamento una via di Bagni di Tivoli; irrisorio era poi il canone simbolico che Tivoli doveva versare al Pontefice per la predetta donazione: il 29 giugno, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo doveva corrispondergli una libra di pepe e tre di cera bianca.
La realizzazione dello stabilimento termale tuttavia fu intralciata dagli eventi politici del tempo, dalla difficoltà di reperire altri finanziamenti e dall’impreparazione in materia dell’Amministrazione comunale. Con la formazione dello Stato Italiano iniziarono i primi intoppi: si aprì infatti una vertenza tra il Comune di Tivoli, che non doveva e non voleva rinunciare a sfruttare in perpetuo le “Acque Santissime”, ed il Demanio che le rivendicava a sé. Nel 1881 (24 settembre) la contestazione giunse ad un epilogo: grazie ad una transazione lo Stato italiano riconosceva al Comune di Tivoli il diritto di sfruttare in eterno le Acque Albule ma tramutava il canone simbolico predetto non più come pattuito con Pio IX bensì nel versamento annuale di L. 6,05. Finalmente il progetto dello stabilimento termale prese corpo: la Società Belga tramvia a vapore Roma-Tivoli, concessionaria dal 20 maggio 1879, costruì lo stabilimento.
L’ing. Anderloni fu messo a capo dei lavori e provvide a realizzare il progetto. Tuttavia, anche se molto fu fatto, ciò che venne costruito apparve subito piuttosto insufficiente tenuto conto della grande folla di fruitori del complesso termale così negli anni Venti del XX sec. si mise mano ad una ristrutturazione. Un momento critico per la storia dello stabilimento balneare fu il 1927;
il R.D. del 29 luglio di quell’anno imponeva a Tivoli di denunciare (entro l’anno) la titolarità della concessione perpetua sulle Acque Albule che sia i Chirografi pontifici sia la predetta transazione demaniale gli riconoscevano.
Poiché tale diritto non fu dimostrato dall’Amministrazione tiburtina, la concessione perpetua svanì; al Comune di Tivoli fu accordata solo una concessione temporanea (90 anni) ad iniziare dal 1 gennaio 1941. Dobbiamo riportare, per completare l’excursus fatto sulle virtù di queste acque raccomandate, come abbiamo visto, da personaggi e medici illustri per curare diverse malattie, anche i pareri di due sanitari che nella prima metà del Novecento condussero degli studi sulle proprietà di queste “acque santissime”. Il primo è il dr. Natale Allegri; costui studiò in particolar modo il diffondersi del colera (suo è il “De asiatico cholerae morbo”), ma anche le qualità teraupetiche delle acque minerali sulfuree tiburtine. In esse egli rilevò, oltre allo zolfo colloidale ed all’acido carbonico, emanazioni di radio il che secondo lui contribuiva a potenziarne gli effetti benefici. Il secondo è il Prof. Pericle Pozzilli; anche lui portò avanti lo studio sulle acque albule dimostrandone la radioattività (le conclusioni dei suoi studi furono da lui esposti nel 1° Congresso sulla radioattività idroclimatica, che si svolse nel lontano maggio del 1948 a Merano).
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