Per la tiburtina passò una volta il giro d'italia, la tappa roma-pescara, e noi eravamo là,, ad aspettare, per vedere da vicino i nostri campioni; aspettavamo bartali, coppi, e i gregari che conoscevamo dalle figurine del concorso (ricordate?); ma passavano, dopo un'attesa gioiosa, a tale velocità, che non riuscivamo ad individuarli, confusi com'erano nel gruppo.
Cercavamo, ricordo, di cogliere al volo i numeri sulle maglie dei corridori o sulle canne delle biciclette, ma invano; io cercai anche di individuare le maglie della bianchi, la maglia di coppi, di carrera di defilippis, di gismondi, i suoi gregari, ma niente, fu un fugace passaggio di sogno; riconoscemmo solo la maglia nera, l'ultimo in classifica, che passò solo, con ritardo, come sempre; il nome mi rimase nel cuore: malabrocca.
Perché lo riconobbi, lo indicai ai compagni; il giorno dopo a scuola me ne vantai, in classe, come se lo avessi conosciuto di persona, e ne parlavo, ne descrivevo la maglia (che vuoi descrivere, era nera.), ne disegnavo le smorfie sul viso. come amai malabrocca!... Mi fece sentire importante.
Marcello de Santis
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