Sono tre vasconi rettangolari, ornati da 48 zampilli che scaturiscono da catini circolari. In origine erano utilizzate per l'allevamento di pesci di acqua dolce che venivano pescati e cotti all'impronta ogni volta che il Cardinale (e poi i suoi successori) aveva ospiti. Nelle acque delle tre Peschiere si riflette la scenografica Fontana di Nettuno e quella superiore dell'Organo. Procedendo sul lato sinistro delle Peschiere, superato il viale che conduce alla Rotonda dei Cipressi, si giunge, girando a sinistra, in un altro vialetto in cui si può vedere una nuova fontana la Fontana delle Aquile, un'esaltazione della Casa d'Este, che aveva nello stemma raffigurato questo rapace (che d'altra parte orna altre fontane come quella della Civetta o le splendide Cento Fontane). In questo caso si tratta di quattro aquile disposte circolarmente che dai becchi lasciano fuoriuscire uno zampillo mentre un altro altissimo si eleva dal centro.
Tornando verso le Peschiere si giunge finalmente ad ammirare la Fontana di Nettuno. Lasciata questa fontana si prende a destra, si sale e si giunge al Viale delle Ortensie che permette, voltando verso destra, di arrivare ad ammirarne un'altra anch'essa molto scenografica perché è cinta da una doppia scala: la Fontana della Girandola o dei Draghi, opera di Pirro Ligorio. Lasciata la Fontana della Girandola o dei Draghi si prosegue in avanti sempre procedendo per il Viale delle Ortensie fino a quando si incontra una scalinata che, partendo dal livello delle tre Peschiere, arriva fino al Viale delle Cento Fontane.
La scalinata è chiamata Cordonata dei Bollori perché ai suoi lati ci sono varie serie di pilastri con vaso quadrato alternati ad altri con vasche a sarcofago. L'acqua, che zampilla da questi vasi e da questi sarcofaghi, dà l'impressione, se la si guarda dal basso, che vada in ebollizione (da qui il nome Cordonata dei Bollori). Il principio dei vasi comunicanti (applicato in tutta la Villa) è qui abbastanza palese. Proseguendo per il Viale delle Ortensie si giunge alla fine alla Fontana della Civetta. Non molto lontana dalla Fontana della Civetta, a sinistra, in direzione del Palazzo, si trova la Fontana di Proserpina. Accanto a questa si trova una rampa di scale, imboccata la quale si perviene ad ammirare un nuovo capolavoro di Pirro Ligorio: "la Rometta". Lasciandola alle spalle, ci si immette nel famosissimo Viale delle Cento Fontane ideato da Pirro Ligorio e cantato dal d'Annunzio in questi versi:
"Parlan fra le non tocche verzure, le cento fontane/ parlan soavi e piane, come femminee bocche,/ mentre sui lor fastigi, che il sol di porpora veste,/ splendon, oh gloria d'Este, l'aquile e i fiordiligi".
Sul lato sinistro del viale si ammira dall'alto la lunga scalinata, detta Cordonata dei Bollori, ammirata precedentemente mentre sul lato destro ad incantare il visitatore sono le Cento Fontane.
Al termine del Viale delle Cento Fontane
ci si imbatte in un altro capolavoro di Pirro Ligorio: la
Fontana dell'Ovato o Fontana di Tivoli. Dopo averla ammirata
si prende a salire sul vialetto che si apre immediatamente
a sinistra (costeggia la parte superiore delle Cento Fontane)
e si perviene alla Fontana del Bicchierone, come popolarmente
è chiamata a causa della sua forma: alla base c'è
un' enorme conchiglia nelle cui valve, al posto della perla,
è situata una coppa floreale dalle dimensioni molto
grandi (di qui "bicchierone") realizzata in pietra
dal cui centro si dipartono zampillli d'acqua.
Tale realizzazione sembra preludere le opere del grande Bernini
(per altri invece sarebbe stata plasmata sul posto dallo stesso
artista).
Andando ancora avanti, raggiunta l'estrema parte destra del
muro della Villa, si visita: la
Grotta di Diana. Salendo la vicina scala a chiocciola
si perviene al terrazzo chiamato della Pallacorda (un antico
gioco di origine italiana da cui è derivato il tennis;
con tale nome si definiva anche il luogo dove il gioco si
praticava) ed, essendo terminata la visita al giardino, si
risale la scalinata a doppia rampa da cui si è scesi
e si torna nel Palazzo.
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