Dalla nascita del Comune ad oggi

La pace del 1169 non impedisce a Gerano di continuare a essere conteso ancora. Solo quando il feudalesimo va in crisi e si ha l'affermazione dei Comuni (che hanno il via libero con la Pace di Costanza,1183), il paese riesce ad affermare la propria autonomia comunale. Anche a Gerano, forse verso il 1270 come accade a Roiate e Roccasecca) si tiene la prima convenzione o "assisa" per prendere accordi tra la comunità e le pretese del padrone. Tra i "boni homines", persone influenti, viene scelto il come stabile, coadiuvato nell'amministrazione e nel governo dai massari (medi e piccolo proprietari terrieri, liberi lavoratori, artigiani e commercianti); vi sono anche i due castellani, che difendono i diritti baronali, e, pur risiedendo in paese e svolgono funzioni civili e militari.
Quando avviene la promulgazione degli Statuti di Subiaco operata dal card. Giovanni Torquemada (1455), anche Gerano si preoccupa di redigere un corpo di leggi, di ben centoquattro articoli, a tutela delle proprie consuetudini e del proprio patrimonio agricolo-boschivo-tessile-artigianale.
Con l'avvento della Riforma Protestante e della Controriforma cattolica (concilio di Trento) Gerano si unisce ancor di più alle sue due chiese parrocchiali e al suo clero.

Scorcio del centro storico di Gerano
Ingrandisce foto Scorcio del centro storico

È di questo periodo un forte incremento economico e demografico tanto che la popolazione si raddoppia passando da 650 a 1357 persone. Come si spiega ciò?
Col fatto che i commendatari, per lo più esponenti nobili (Borghese, Colonna, Barberini, ecc..) favoriscono con decreti, ordinanze, visite, ecc. la vita del popolo geranese. Nel 1752-53 Gerano viene annesso allo Stato Pontificio. Svariate le confraternite geranesi che svolgono la propria attività presso questa o quella chiesa. A S.Maria sono ad esempio due: la Confraternita del SS.mo Sacramento e quella del SS.mo Rosario (verranno fagocitate da quella della Madonna del Cuore); all'Annunziata, quella omonima, operante pro poveri, ammalati e pellegrini dell'Ospedale nonché per la dotazione di 10 scudi alla zitella; a S.Lorenzo le Confraternite dei Suffragi, dei Cinturati di S. Monica e di S. Rocco.

Nella chiesa arcipretale di S. Maria, si sviluppa la particolare devozione da parte dei geranesi verso la Madonna del Cuore, un olio del pittore Sebastiano Conca. Il dipinto è giunto qui nel 1729; a portarlo due gesuiti, Ottavio Ruschi e Giovanni B. Crivelli, venuti a Gerano per predicare in occasione delle missioni. Nasce l'Infiorata , dedicata alla Madonna del Cuore, il 26 aprile del 1738 e la sacra Congregazione dei Riti confermerà il tutto nel 1742. A Pio VI, che ha visitato e venerato la Madonna del Cuore, Gerano dedica una lapide commemorativa proprio sotto l'immagine "miracolosa"; il pontefice ricambia con preziosi arredi sacri alla chiesa di S. Maria e concede, nel 1783, l'indulgenza plenaria ai pellegrini devoti di S. Anatolia. Nel 1774, il Consiglio Comunale fa costruire una pubblica fontana nella piazza presso la chiesa di S. Lorenzo "per condurvi l'acqua detta di Leo per beneficio del pubblico".
Nel 1798, con l'avvento della Repubblica Romana, Gerano subisce la razzia da parte dei francesi che si appropriano di tutti gli averi geranesi in nome del loro motto "libertà, religione, fraternità". I"cugini d'oltralpe" riescono a mettere le mani anche su 155 scudi da cedole obbligazionarie e su 35 libre di argento dalle chiese. Unica cosa che non toccano è il reliquiario argenteo della protettrice S. Anatolia. I geranesi non l'avrebbero permesso.

Targa in memoria di Garibaldi
Ingrandisce foto Lapide in memoria di Garibaldi

Nel 1809 i poveri del paese si rivolgono direttamente al Papa trovandosi come scrive Giovanni Censi "nelle massime angustie per la sospensione dell'uso delle Macinette a mano dette molelle, per la mancanza delle quali sono costretti il più delle volte ad andare a dormire senza l'uso del pane". I citati macchinari manuali, necessari per macinare il grano, erano stati proibiti dal subappaltatore del macinato Alessandro Lupi. Ad avallare la precaria situazione è l'arciprete don Luciano Lelli. Pio VII (udienza del 22 aprile 1809) accoglie la supplica e ordina la restituzione e l'uso delle macinette.

La carenza di mole (se ne registrano solo due e per di più tardive) legata alla scarsità di corsi d'acqua, è motivo di noie per gli abitanti di Gerano. La situazione rimane invariata anche dopo l'unità d'Italia quando scoppia la guerra per il "macinato". Nei boschi di Gerano trovano nascondiglio anche i briganti; il confine del Regno di Napoli, situato poco oltre i monti Simbruini, è molto vicino. Un'altra data importante da ricordare nella storia geranese è l'8 settembre 1860 : dopo la disfatta di Mentana, seicento Camicie Rosse (Garibaldini), al comando del colonnello Orsini, passa per Gerano con lo scopo di sconfinare nel napoletano. Gli ufficiali prendono alloggio nelle case più accoglienti. I soldati saccheggiano la caserma dei pontifici, appiccano il fuoco all' archivio comunale, gettano i volumi dalle finestre. Trasformano in stalla per i propri cavalli e muli la chiesa di san Lorenzo.
Gerano offre il suo contributo di sangue di gloriosi eroi nelle varie guerre, specie nel primo (1915-18) e secondo conflitto mondiale (1940-45); è governato dal regime fascista e soggiace all'occupazione tedesca.

Paga il suo scotto per la fame con l'emigrazione anche all'estero, il pendolarismo e lo spopolamento causati dalla flessione dell'agricoltura e l'abbandono totale dei boschi a vantaggio dell'industria e del gas. Subisce letali scosse di terremoto nel 1915 (13 gennaio) e nell'anno 2000 (11 marzo e 27 giugno), ma vede anche triplicato la sua area urbana e rete viaria, cresciuto il tenore di vita, ristrutturate le chiese, ampliato il cimitero, edificato l'asilo, le scuole, il municipio, il campo sportivo, l'area artigianale. Il paese, metanizzato e aggregato nuove associazioni e forte della sua tradizionale laboriosità e fede cristiana, è avviato a un continuo miglioramento.

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