Davanti all’avanzata alleata (che aveva superato lo stallo di sette mesi a Cassino ed aveva fatto lo sbarco ad Anzio) l’esercito tedesco si stava ritirando; era quindi necessario tagliargli la strada distruggendo le strade, i ponti, le ferrovie e ogni via di comunicazione. Secondo gli Usa poi era indispensabile sventare il presunto proposito tedesco di riorganizzarsi lungo una ipotetica linea tirata tra Tivoli e la vicina Frascati. Il bombardamento del 26 maggio che colpì Tivoli fu un errore degli alleati perché i tedeschi non ventilavano un simile progetto e perché non colpirono snodi stradali importanti. Fu invece bombardata tutta una parte della città non interessata da importanti vie di comunicazione. Fu raso al suolo quasi il 40% delle abitazioni civili e fu colpito persino l’ ospedale militare sito nel Convitto Nazionale “A.di Savoia”.
Famiglie intere abbandonarono le proprie case per rifugiarsi nelle campagne e paesi limitrofi, nelle gallerie ferroviarie, nelle grotte di Villa Gregoriana ed in quelle limitrofe al Santuario della dea Bona. Le stesse cartiere tiburtine si aprirono per alloggiare chi non aveva più casa.
Poi gli sciacalli si abbatterono sulle poche cose lasciate nelle case vuote o, frugando tra le macerie, rubarono ai cadaveri (che trovavano lì sepolti) i pochi ori che indossavano. Occorre poi ricordare un fatto abbastanza significativo per capire la preoccupazione e l’angoscia di quei giorni. A Tivoli, durante gli ultimi giorni dell’occupazione nazista, si nutrirono forti timori che il quadro di Jacopo Torriti in cui è ritratta la Madonna delle Grazie, situato sull’altare maggiore della chiesa di S.Maria Maggiore, fosse portato via dai tedeschi. Infatti due ufficiali ariani da tempo si erano dimostrati troppo interessati all’opera. Il quadro era quindi in pericolo soprattutto perché, avvicinandosi gli Alleati, i tedeschi avevano incrementato la loro tendenza a fare razzie di opere d’arte.