L'organizzazione degli spettacoli teatrali

L'organizzazione degli spettacoli era affidata agli aediles e al praetor urbanus. Costoro però sfruttavano l'organizzazione degli spettacoli per farsi una buona propaganda elettorale ed affinché essi riuscissero al meglio non disdegnavano di finanzarli anche di tasca propria purché avessero un buon "ritorno". Chiaramente da quanto detto si capisce che il teatro non era libero ed i vari autori dovevano tenere conto di ciò che scrivevano per non incorrere in seri guai con i potenti come avvenne con Ennio. Era molto facile invece che l'autore li adulasse per farsi comprare la propria opera che, una volta acquistata, non era più di sua proprietà.


Ingrandisce foto Teatro romano di Aosta

Spesso l'autore si accordava con il capo di una compagnia di attori (il capo comico era detto dominus grecis mentre la compagnia teatrale era chiamata caterva) e divideva con lui le spese necessarie per mettere in scena il suo lavoro. Se poi la rappresentazione si rivelava un fiasco, chi perdeva del tutto il denaro speso per allestire lo spettacolo era proprio il capo della compagnia in quanto doveva restituire all'autore la sua quota.

A Roma in genere chi calcava le scene non era apprezzato come avveniva invece in Grecia anzi chi faceva l'attore era disprezzato e per questo motivo la recitazione era affidata alle categorie socialmente più basse. Erano infatti cittadini liberi solo gli attori impegnati nelle atellanae mentre quelli che lavoravano nei drammi erano in genere schiavi o liberti (ex schiavi). Gli attori inoltre potevano appartenere o alla categoria dei mimi oppure a quella degli histriones.


Ingrandisce foto Il Teatro di Marcello

Spesso gli stessi autori recitavano nelle proprie opere calcando il palcoscenico; Andronico lo fece in varie occasioni così come fece il grande Plauto nelle sue commedie. Tuttavia ci furono altri, come Terenzio e Stazio, che invece non conobbero mai la polvere del palcoscenico. A riabilitare la professione di attore contribuì Roscio, per il quale Cicerone scrisse la famosa orazione "Pro Roscio";

la bravura di costui riuscì finalmente a fare apprezzare a Roma il mestiere di attore tanto vilipeso. Oltre il predetto capocomico e gli attori, facevano parte di una compagnia teatrale anche un tuttofare, detto choragus, per scegliere i costumi, le scene e risolvere qualsiasi problema ed un direttore delle prove, il conductor.

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