Molte sono le leggende che tentano di
dare una spiegazione all'apparizione del dipinto che sarebbe
apparso all'improvviso sulla parete ed opera non di mano umana
ma divina.
In una pergamena è riportato che due nativi di Ravenna, ma
residenti a Roma, si fossero nascosti qui per evitare le persecuzioni
ordinate da Nerone; proprio in questa grotta S.Giovanni e
S.Pietro avrebbero fatto loro visita poiché, provenendo dall'Oriente,
sarebbero sbarcati a Francavilla e sarebbero stati costretti
a transitare attraverso l'Appennino centrale per raggiungere
la loro meta: Roma.
Per dissetare i quattro uomini
un essere angelico avrebbe fatto zampillare dalla roccia
una vena d'acqua mentre miracolosamente sarebbe apparso
sulla parete della grotta la sacra icona della Trinità.
La leggenda, che più delle altre però riscuote il favore
della gente, è questa: un contadino stava arando la
terra sul Colle della Tagliata quando vide due suoi
buoi aggiogati all'aratro cadere nel sottostante precipizio.
Affacciatosi sul baratro, osservò con
stupore nello spazio sottostante che gli animali erano illesi
ed erano fermi davanti ad una grotta sulla cui parete rocciosa
miracolosamente era comparsa l'immagine della Trinità. Con
grande meraviglia constatò che l'aratro durante la caduta
dall'alto si era fermato incastrato nella roccia a metà altezza
del precipizio.
Le voci del miracolo si diffusero in pochissimo tempo ed arrivarono,
come alcuni graffiti del XV sec. testimoniano, i devoti. Ognuno
scriveva: "hic fuit" (qui fu.) poi il nome e da dove veniva.
Pure leggendaria è la storia di un pittore che avrebbe voluto
ritoccare il sacro affresco in alcuni punti ma non sarebbe
riuscito a farlo a causa dell'improvvisa scomparsa dei suoi
colori; così come ancora leggendaria è quella di un altro
pittore desideroso anche lui di fare qualche ritocco al dipinto:
costui avvicinandosi ad esse perse la vista.
Ancora oggi il Santuario è meta di pellegrinaggi che in genere avvengono durante l'estate e raggiungono l'apice nel giorno della Festa della Trinità (la domenica successiva alla Pentecoste); il sabato precedente la festa, all'alba, le "compagnie"a piedi si mettono in cammino dai vari paesini della Valle dell'Aniene. Ognuna è preceduta da uno stendardo, portato con riverenza dal devoto incaricato e su cui è raffigurata l'icona della Trinità. Una volta arrivati a destinazione ci si organizza per la veglia notturna; la domenica mattina si apre con "il canto delle zitelle" con cui è rievocata la Passione di Cristo.
Si bivacca ovunque sparsi per le "Crocette" sotto la faggeta ed intorno all'altopiano "Campo la Pietra". Dalle "Crocette"lo sguardo scende alla Tagliata. Un tempo le Crocette erano di legno ed erano svariate; esse erano utilizzate dai pellegrini che le riempivano dei loro oggetti lasciati lì a scopo propiziatorio ed erano circondate dai contadini che pregavano. Attualmente esse sono poche ed in ferro; spesso sono fagocitate dalle baracche dei venditori di souvenir. Al posto della vecchia mulattiera, che dalle Crocette portava al piazzale del Santuario, è stato realizzato un comodo percorso molto più largo ed agevole; lungo tale itinerario è possibile acquistare dai venditori ambulanti le candele, che accese dai pellegrini vengono incastrate nelle fenditure delle rocce (totalmente annerite dal fumo ed in parte ricoperte della cera colata). I devoti compiono una serie di riti: si portano dietro una pietra e la depongono alla base o tra le braccia di una delle Crocette oppure la incastrano nel rivestimento di ferro. Giunti al Santuario, come da cerimoniale, toccano gli stipiti o l'architrave dell'ingresso e gridano per tre volte "Evviva la Ternità). Il "Pianto delle zitelle" anticamente si rappresentava sul balconcino del Santuario, davanti l'ingresso: tutte le compagnie dei devoti all'alba cessavano di cantare e si astenevano dalla sacra visita per assistere alla Passione di Cristo, che l'abate Graziosi nella seconda metà dell'Ottocento introdusse. Oggi il balconcino non ospita più il "Pianto delle zitelle" spostato più in là per necessità di spazio, ma solo i vessilli delle compagnie più devote.
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