Superato il sughereto inizia la cresta molto panoramica che
permette di spaziare con lo sguardo sia sulla pianura romana
sia sulla zona della Crocetta, bivio San Polo, Castel Madama ecc. La cresta è utilizzata a pascolo ed ospita macchioni
di storace ed altri arbusti della macchia mediterranea, mentre
il prato primaverile si colora degli anemoni stellari (anemone
hortensis) e dei delicati fiori bianchi del cisto (cistus
salvifolius).
E' possibile rinvenire persino i resti, risalenti
a più di duemila anni fa, di un "circolo pastorale" che era
costituito da una capanna-abitazione del pastore e di un recinto
per gli animali da pascolo, il tutto circondato da una palizzata
che poggiava su una piattaforma elevata.
Andando ancora avanti si procede attraversando il bosco di Colle Piano e non molto difficile è individuare tracce di antiche calcare usate per cuocere i sassi e preparare la calce viva utilizzando lo stesso procedimento seguito dagli antichi Romani e in auge fino a mezzo secolo fa. Proseguendo il cammino a mezza costa si passa attraverso una zona bellissima per le infiorescenze bianche dell'erica evitando la cima di Colle Piano e giungendo ad un bivio;
a destra il sentiero porta a San Polo attraverso Colle Lucco mentre percorrendo quello a sinistra si perviene, seguendo i segni bianchi, a Fontana Vecchia da dove se si vuole è possibile con circa mezz'ora di cammino deviare per raggiungere la cima del colle Travi da cui è possibile ammirare uno splendido panorama e visitare i resti di fortificazioni medioevali: "Castellaccio".
Qui è possibile osservare anche una quercia molto rara altrove ma piuttosto frequente sulle pendici tiburtine: la vallonea, un ibrido tra quercia e cerro oppure tra diversi tipi di querce, il cui nome è dovuto alla somiglianza con la qualità di querce diffuse sui Balcani.
La preziosità e l'unicità del luogo è poi sottolineata anche dalla presenza di resti di una cisterna che forniva acqua presumibilmente ad una villa rustica del I sec. a.C., chiaro esempio di come anche allora si tentasse di coltivare la montagna.
Scendendo è possibile trovare sulla destra una dolina, fenomeno tipico
delle zone calcaree: un arco naturale introduce ad un largo
spazio creato dal crollo della volta di una grotta. Ancora
a destra lungo la strada è possibile vedere un enorme storace
da cui nel '500 si estraeva un'essenza detta "calamita".
Si
giunge così a Fontana Vecchia, poi si prosegue per la strada
bianca declinante verso la strada che porta da Tivoli a Marcellina ammirando un panorama mozzafiato. Si rasenta l'albergo S.Angelo,
un tempo convento, e finalmente si raggiunge la predetta strada
asfaltata Tivoli-Marcellina, si prende a sinistra e si torna
al punto di partenza: l'arco di Quintiliolo.
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