Musicista nato a Palestrina il 1525 e morto a Roma il 1594, solo in tempi a lui molto posteriori si scoprì che il suo vero cognome di famiglia fosse Pierluigi, ereditato dall'avo paterno Pietro Aloisio. Nel 1551 fu chiamato a Roma come Magister Puerorum (Maestro di cori di fanciulli) della cappella Giulia, dov'ebbe anche il titolo di maestro di cappella. In segno di riconoscenza, nel 1554 Pierluigi dedicò al papa Giulio III il suo primo libro di messe, che lo rivelò tra i migliori compositori dell'epoca. Nel gennaio 1555 il pontefice lo fece entrare fra i cantori della cappella Sistina dispensandolo dall'esame obbligatorio e nonostante che Pierluigi non solo fosse laico, ma avesse moglie e figliuoli: forse il papa, che conosceva il valore del musicista, voleva dargli i mezzi e la tranquillità per comporre. Ma nello stesso anno, il nuovo papa, Paolo IV, licenziò Pierluigi.
Allora il compositore entrò come maestro di cappella di San Giovanni Laterano: era mal retribuito, e, nel 1561, passò con lo stesso incarico, a Santa Maria Maggiore. Ivi rimase fino al 1565; dal 1566 al 1571, secondo quanto assodato da recenti ricerche, ebbe il magistero del seminario romano. Nel 1571 ritornò alla cappella Giulia, riassumendo la carica di maestro di cappella, che conservò fino alla morte.
Oltre
che maestro della cappella pontificia, fu allora compositore
dell'oratorio di San Filippo Neri e direttore dei concerti
del principe Boncompagni e degli studi alla scuola di musica
fondata da G.M.
Nanino, suo successore a Santa Maria Maggiore. Nel 1567
Pierluigi prestò anche servizio quale maestro di concerti
della Casa del caridinal
Ippolito d'Este, carica che aveva già ricoperto
per qualche mese nel 1564.
Il Pierluigi è una delle massime vette della musica
non solo italiana. Non è un rivoluzionario, non è
un innovatore, ma in lui confluiscono e si fondono tutte le
correnti e tutte le esperienze musicali precedenti in una
sintesi armonica e personale, d'una purezza non più
sorpassate. L'anima profondamente religiosa del Pierluigi,
non poteva compiacersi di aride o vane virtuosità derivanti
dalla tecnica fiamminga, filtrata attraverso una sensibilità
latina. La decisione del Concilio di Trento di sopprimere
la musica polifonica dalla Chiesa, causa la mescolanza di
elementi profani e l'inintelligibilità dei testi sacri
cantati offrì al Pierluigi il pretesto per creare dei
modelli di musica polifonica d'un puro sentimento religioso;
ma non cambiò nè modificò la sensibilità
o lo stile del compositore.
L'opera sua, importantissima e vasta, ci è stata tutta
conservata. Essa è tutta vocale e di carattere religioso,
eccezione fatta per i due libri di Madrigali profani e comprende:
95 messe, fra cui famosissima la Missa Papae Marcelli, a sei
voci, considerata, dalla morte del Pierluigi in poi, come
il suo capolavoro e che potrebbe da sola rappresentare il
tipo dell'arte palestriniana nella sua migliore attuazione.
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