Nei pressi del Passo della Fortuna fu fondata dai Suffenati, appartenenti alla stirpe degli Equi (un'antica popolazione umbro- sabellica, che in epoche remote si insediò nelle valli dell'Aniene e dell'Imella), la città di Trebula Suffenas. Etimologicamente il termine "Trebula" significa "Casale" a testimonianza del fatto come il Passo della Fortuna rappresentasse un importante luogo di transito sin dall'età del bronzo e che portò probabilmente alla realizzazione di un oppi dum antecedente alla città.
Plinio il Vecchio riferendosi agli abitanti di questo importante insediamento li chiama appunto Trebulani Suffenates.
I Suffenates controllavano tutto il territorio limitrofo a quello dell'antica Tibur (Tivoli), Praeneste (Palestrina) e Carseoli (Carsoli); era talmente vasto che abbracciava ad ovest i terreni fino a Guadagnolo; giungeva fino a Marano Equo (paese ubicato nella Valle dell'Aniene non lontano da Subiaco) e si estendeva persino fino a quello che, in onore di Madama Margarita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, è chiamato Castel Madama. In pratica il territorio controllato da Trebula era la zona dei monti Ruffi incastonati tra i Prenestini e la Valle dell'Aniene. Sono ben quindici i paesi attuali, più o meno grandi, che sono sorti sull'ex territorio trebulano: Agosta, Marano Equo, Rocca di Mezzo, Rocca Canterano, Canterano, Rocca Santo Stefano, Saracinesco, Sambuci, Cerreto, Gerano, Ciciliano, Pisoniano, S.Vito, Guadagnolo ed infine Castel Madama.
Gli stessi motivi (abbondanza d'acqua e l'essere un importante crocevia), che avevano attirato i Suffenates, fecero sì che anche Roma ben presto si interessasse per impadronirsene di Trebula Suffenas e del suo territorio che i Romani chiamarono "Aniense" essendo attraversato dal fiume Anio (Aniene).
Lo stesso epiteto fu esteso al complesso degli abitanti di quell'area (tribù aniense).
Trebula Suffenas, a differenza di altri insediamenti, non tradì Roma quando scoppiò la guerra Italica o marsica o guerra sociale (dal latino socius, alleato).
Questo conflitto, finalizzato a rivendicare ed ottenere la cittadinanza romana dei popoli italici che, pur essendo alleati di Roma, non l'avevano, durò dal 91 all'88 a.C..
La guerra si concluse con la vittoria di Roma, la quale tuttavia fu costretta a concedere l'agognata cittadinanza. Trebula fu ricompensata per la sua fedeltà con la concessione della cittadinanza romana con diritto al voto nonché con l'istallazione (II sec. d.C.) di terme, frequentate dagli abitanti delle ville rustiche sparse nel territorio dei Suffenates. La salubrità dell'aria, la bellezza dei luoghi, la splendida percorribilità delle vie che raggiungevano questo territorio (posto ad una discreta altitudine e quindi fresco in estate), fecero sì che il luogo ameno fosse frequentato dai Romani dell' impero per riposare e oziare.
Si noti che l'antica città non sorgeva sulla sommità del colle dove è ubicato l'attuale paese di Ciciliano ma più in basso, a sud-ovest del passo della Fortuna, presso la località conosciuta dalla gente del posto come "Ospedale S.Giovanni". Sulla sommità del colle invece era collocato un punto di avvistamento fortificato.
Con l'inizio burrascoso e drammatico della discesa dei barbari che portarono alla definitiva crisi l'Impero Romano d'Occidente creando uccisioni e saccheggi, anche i trebulani, come tante altre popolazioni, abbandonarono Trebula, poco difendibile, per arroccarsi su un rilievo maggiormente difendibile: il vicino colle Caecilianum (il termine deriva dai proprietari, la gens Caecilia).
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