Dalla fine del periodo rinascimentale Cave non conobbe più momenti drammatici. Sul suo territorio si insediarono numerosi ordini religiosi, confraternite e opere pie, aventi fini di assistenza sanitaria, sociale, di culto. Molto alto e diffuso infatti era il bisogno materiale e morale della popolazione che fu sostenuta dall'istituzione dell'ospedale dei Fatebenefratelli, del Monte frumentario, del Monte delle orfane, dell Legato Mastricola e, infine, dell'Ospedale Mattei. L'allora diffusa religiosità portò a edificare gran parte delle chiese ancor oggi esistenti.
L'agricoltura, a cui i cavensi si dedicavano, unitamente allo sfruttamento dei boschi, permise alla popolazione di non conoscere la fame avendo ogni famiglia un proprio terreno, più o meno esteso in cui coltivare un po' di tutto. Quanto alle donne, oltre a collaborare nei lavori dei campi, spesso, se avevano da poco partorito, erano ingaggiate da questa o quella famiglia "bene" come balie. Un illustre esempio è quella Teodora Petrella a cui fu affidato il compito di allattare il principe Fabrizio Colonna. Fu ampiamente ricompensata: ottenne anche per i suoi discendenti l'esonero dai dazi e gabelle.
All'occorrenza la popolazione cavense trovava ciò di cui aveva bisogno nelle fiere che si tenevano a Palestrina. Rinomate erano quelle di S.Agapito e di S. Martino della durata di una decina di giorni. Vi partecipavano i residenti dei paesi limitrofi per gareggiare nelle corse ippiche. Molto seguita era la "fiera franca"poiché permetteva ai partecipanti di avere franchigie e agevolazioni. In quella che un tempo era nota come la vecchia Praeneste inoltre c'era un ufficio di corrispondenza aperto anche per gli abitanti di Cave, Genazzano, Zagarolo, Gallicano, Capranica Prenestina e San Vito Romano.
A poco a poco in seguito ad un incremento dermografico il paese si allargò occupando la parte alta della collina e nell'Ottocento è ormai un bel nucleo urbano in cui spiccano le lussuose residenze di famiglie possidenti come i Mattei, i Leoncelli, i Giorgioli, i Venzi, i Clementi. Tramontato il potere baronale e con la presa di Roma del 1870 anche Cave rientra nell'unità d'Italia.
Con l'arrivo del XX secolo Cave vede, il primo sabato di ogni mese, svolgersi un mercato del bestiame e dei prodotti e derrate. Il 1916 è un anno felice per il paese: vengono costruiti un edificio scolastico in contrada Canepine e la ferrovia che congiunge Cave con Roma e i paesi del basso Lazio.
Poi scoppia la Prima Guerra Mondiale e anche Cave vede i suoi figli andare al fronte. Nel 1918 vive la drammatica epidemia della spagnola
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