I
gladiatori erano raggruppati in scuole chiamate Familiae e
qui apprendevano la preparazione tecnica grazie a maestri
molto esperti.
I lanistae erano invece gladiatori veterani che erano riusciti
a salvare la pelle dopo aver affrontato cento incontri; avendo
una grande esperienza erano loro ad insegnare i trucchi del
mestiere agli inesperti illustrando loro tutte le tecniche
di combattimento.
A Roma invece non vi erano i lanistae poiché tale professione
fu monopolizzata dal principe che l'esercitava tramite i suoi
procuratori che avevano a disposizione un numero enorme di
fiere, fornite dalle province assoggettate, e di gladiatori
reclutati tra i condannati alla pena capitale e tra i prigionieri
di guerra schiavizzati.
Tutti
i gladiatori ricevevano un soprannome dal pubblico, atto
a sottolineare il carattere o la fisionomia o il modo
di lottare del combattente: licensiosus, callimorius,
cupido, baccibus etc.
A seconda delle loro attitudini fisiche ed alle armi usate
si distinguevano in : Sanniti che portavano lo scudo rettangolare
(scutum) e la grossa spada (spatha); i Traci che maneggiavano
una specie di corta scimitarra (sica) ed un piccolo scudo
rotondo (parma);
i Mirmilloni, muniti di casco a forma di pesce (murna); i Reziari che combattevano con la rete ed il tridente. Il combattimento tra gladiatori era chiamato hoplomachia. Alla vigilia del combattimento i gladiatori cenavano con un lauto banchetto a cui assisteva il pubblico curioso con gioia malsana. Il giorno successivo il munus iniziava con una parata, poi si passava all'esame delle armi (probatio armorum) per eliminare le spade con punta smussata o poco taglienti, quindi al sorteggio delle coppie dei duellanti spesso scelti tra categorie diverse.
Dopo un attacco musicale il presidente del munus dava il via ai combattimenti il tutto accompagnato dalle scommesse (sponsiores) fatte dal pubblico su questo o quel gladiatore che veniva aizzato dalla gente con il grido VERBERA (colpisci) o IUGULA (sgozza) o URE (brucialo);
I libitinarii erano gli inservienti incaricati di trascinare via i cadaveri mentre sulla sabbia insanguinata veniva sparsa sabbia pulita. Il gladiatore vincitore veniva premiato all'istante e riceveva regali preziosi e monete d'oro ma non veniva esentato da nuovi combattimenti poiché solo se rimaneva vivo dopo cento incontri poteva ottenere il rudis o spada di legno contrassegno di liberazione e di onore.
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