Quando
si parla di circenses (giochi del circo) il pensiero immediatamente
corre ai combattimenti dei gladiatori che lottavano nel Colosseo
e in tutti gli altri anfiteatri presenti nei municipi romani.
Tuttavia in essi non si svolgevano solo combattimenti tra
uomini ma anche tra belve tra di loro o tra condannati a morte
ed animali; le venationes (le cacce) erano incontri cruenti
tra professionisti, i gladiatori appunto, e le fiere. Altre
volte lo spettacolo era del tutto incruento poiché
consisteva in esibizioni di animali addomesticati.
Il munus, il sacrificio umano, fu trasformato in una festa
celebrata con piacere da tutta la cittadinanza che lo preferiva
a qualsiasi altro spettacolo. Per questo motivo tutti coloro,
che aspiravano alla monarchia, utilizzarono i munera per i
loro scopi finanziandoli onde ottenere il favore popolare.
Tali spettacoli duravano dall'alba al tramonto se non come
accadde sotto Domiziano fino a notte fonda.
Il
primo spettacolo di gladiatori di cui si ha notizia risale
al 264 a.C.; nel 327 d.C. l'imperatore Costantino, convertitosi
al Cristianesimo, li proibì ma essi sopravvissero
in semi-clandestinità fino al IV sec. ed al regno
di Teodorico, re degli Ostrogoti.
Il termine gladiatore deriva da gladius, la corta spada
che essi usavano nei combattimenti; in genere i gladiatori
professionisti erano sia schiavi che liberi; quest'ultimi
rischiavano la vita pur di conquistare il successo e la
ricchezza.
I primi, se erano molto in gamba e se la fortuna li assisteva, riuscivano a riscattare la propria libertà proprio tramite il circo; tutti comunque erano famosissimi e secondo il poeta Giovenale nella arcinota VI Satira scritta contro le donne quest'ultime letteralmente impazzivano per questi prestanti uomini e non disdegnavano di divenirne amanti. I gladiatori si addestravano in caserme apposite chiamate Ludus gladiatorius (gioco gladiatorio); per divenire bravi occorreva un lungo addestramento che durava anni e per questo motivo l'impresario dei giochi (che era quasi sempre il proprietario dei campioni) non li sacrificava volentieri per una folla di provincia e quindi quasi sempre i combattimenti non erano cruenti.
A Roma invece, dove gli imperatori non badavano a spese pur di offrire al popolo uno spettacolo prestigioso, gli incontri avvenivano sempre tra campioni e finivano in modo cruento in quanto il perdente quasi mai riusciva ad ottenere salva la vita per intercessione degli spettatori che col pollice alzato (vita) o rivolto in basso (morte) decidevano la fine del vinto.
Nella
Capitale vi erano quattro scuole: Ludus Matutinus, Ludus Gallicus,
Ludus Dacicus e Ludus Magnus (di quest'ultima sono stati trovati
resti archeologici nei pressi del lato nord del Colosseo).
Un particolare agghiacciante per noi moderni è saper
che al termine dei combattimenti entravano in scena nell'arena
uomini vestiti da Caronte ( il battelliere infernale che traghettava
le ombre dei morti attraverso l'Acheronte, lo Stige ed altri
fiumi) incaricati con una mazza di finire i gladiatori ancora
moribondi).
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