Chiesa ed ex convento di San Pastore

Il complesso di San Pastore sorge vicino al castrum di Torrita e alla Villa Cacciano, sulla strada di San Pastore al civico 39, a Tivoli. Preziose le informazioni che i manoscritti di R. Lanciani (codice Vaticano Latino 13043) ci forniscono sul sito. Il Lanciani avanza l'ipotesi che San Pastore sia da identificarsi con San Getulio, marito di Santa Sinforosa, e colloca i frammenti degli affreschi nel XIII secolo. Orbene molti studiosi sono invece d'accordo nel vedere nel termine "San Pastore" proprio la sublimazione del Pastore, il famoso libretto scritto da Sant' Erma per trovare un rimedio per le colpe post-battesimali e per frenare le scomuniche e l'estromissione dei cristiani dalle comunità.
Hermas, italianizzato Erma, amico di San Paolo Apostolo (e citato da quest'ultimo nella Lettera ai Romani), è da considerarsi uno dei Padri della Chiesa Cattolica. Secondo il canone muratoriano era fratello di Pio I che, stando al più antico elenco pontificale, stilato da Ireneo di Lione, fu il decimo Papa della Chiesa Cattolica e ricoprì l'alto incarico dal 140 al 154. Il Pastore è un testo ibrido paleocristiano di genere apocalittico che presenta cinque visioni seguite da dodici precetti e dieci similitudini o parabole. Di questo testo viene data notizia dal Canone muratori ano, che lo colloca fuori dal canone biblico; il Catalogus Claromontanus invece lo considera canonico.


Ingrandisce foto Ex Convento di S.Pastore - XII sec.

Le rivelazioni vengono fatte da una vecchia matrona, simbolo della Chiesa, e da un Pastore, Angelo della penitenza; a chi si fosse macchiato, dopo il battesimo, di peccati pubblici e gravi era offerta un'occasione per essere riammesso nella comunità dei fedeli. Stando invece alle credenze popolari del territorio limitrofo a Tivoli, Sant'Erma, vivendo nel medesimo arco temporale di Santa Sinforosa martirizzata con i suoi sette figli (detti i sette martiri Tiburtini; da leggere Passio sanctae Symphorosae et septem filiorum eius di Ruinart ) e di Getulio, suo marito, che viveva a Gabio o Gabi (oggi Zagarolo), sarebbe molto legato alle origini del Cristianesimo in queste zone.

La tradizione locale vuole che Sant' Erma sia vissuto per un breve periodo in una cappella di campagna sita nelle vicinanze di Ponte Lucano (di tale piccolo luogo di culto si dà notizia in documenti del XII secolo). Tale ipotesi sarebbe confermata dagli affreschi dei sec. XII e XVI; si tratta di pitture analoghe alla più antica e più grande chiesa di San Pastore poi distrutta. Inizialmente nella zona, dove si trova l'ex monastero e chiesa di San Pastore, vi era una villa romana che si ipotizza fosse di proprietà dei Servilii. Con la discesa dei barbari e la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, iniziò il declino della civiltà romana e l'abbandono delle ville rustiche. Fu così che tra le rovine della predetta villa accadde ciò che si verificò in altre parti: vi si insediarono dei monaci. All'inizio fu un monastero prebenedettino poi, per le vicende che andremo di seguito a enunciare, divenne benedettino sublacense e quindi cassinese. Del complesso di San Pastore si parla nel 642 nel Monumenta Germanicae Historica VII. Nel Chronica monast, casinensis auctoreLeone anno 1000 feb.I.


Ingrandisce foto Interno chiesa S.Pastore

Qui il lettore trova l'informazione che il presbitero Pietro (non sappiamo se fosse tiburtino o invece svolgesse solo la sua missione nella città di Tivoli), avuto il consenso dalla comunità da lui presieduta, con un atto notarile fece dono, della chiesa di San Pastore (compresa nel complesso dell'omonimo monastero benedettino medievale) e dei beni connessi, alla chiesa di S. Maria in Cellis, ubicata nei pressi del cimitero di Carsoli. Quest'ultimo edificio sacro, nella sua prima struttura del X secolo, fu opera dei Camaldolesi di San Romualdo, monaco benedettino, che lo dedicarono alla Vergine; fu ricostruito varie volte fino a che Rainaldo dei Marsi, intorno al Mille, oltre a restaurarlo provvide a dotarlo anche di un monastero.

La chiesa di S. Maria in Cellis, così come attualmente è ad un'unica navata, è frutto di rimaneggi continui operati fino al XVIII sec. anche per via di fenomeni di dissesto; ha una storia caratterizzata da diverse vicende e fu forse sede della breve Diocesi Carseolana sino a diventare possesso del monastero di Montecassino. Quindi, tornando al monastero e alla chiesa di San Pastore, essendo col predetto atto notarile entrati a far parte dei beni della citata chiesa carseolana, divennero anch'essi proprietà cassinese.
La citata precedente cessione, fatta da Pietro, potrebbe essere motivata dal fatto che Santa Maria in Cellis operava non solo come centro di assistenza e di accoglienza, ma anche come centro direzionale e di smistamento delle carovane. Queste da Carsoli nei loro spostamenti giungevano in varie direzioni utilizzando anche vie di transumanza. Significativo a questo proposito è il fatto che proprio sotto il complesso di San Pastore passava una via di transumanza che portava da una parte al territorio Sabino e dall'altra in Abruzzo. In pratica il ramo della Via dei Vassi che dall'altura, dove era sita la villa dei Vitriani (Mitriano oggi) e dalla pianura romana si ricollegava con il ramo principale della Via dei Vassi. Quindi, tenendo conto di ciò, si evince che anche il complesso di San Pastore, data la sua posizione, non solo operava per diffondere la fede ma assisteva logisticamente anche i viandanti e i carovanieri.

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