La tradizione locale vuole che Sant' Erma sia vissuto per un breve periodo in una cappella di campagna sita nelle vicinanze di Ponte Lucano (di tale piccolo luogo di culto si dà notizia in documenti del XII secolo). Tale ipotesi sarebbe confermata dagli affreschi dei sec. XII e XVI; si tratta di pitture analoghe alla più antica e più grande chiesa di San Pastore poi distrutta. Inizialmente nella zona, dove si trova l'ex monastero e chiesa di San Pastore, vi era una villa romana che si ipotizza fosse di proprietà dei Servilii. Con la discesa dei barbari e la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, iniziò il declino della civiltà romana e l'abbandono delle ville rustiche. Fu così che tra le rovine della predetta villa accadde ciò che si verificò in altre parti: vi si insediarono dei monaci. All'inizio fu un monastero prebenedettino poi, per le vicende che andremo di seguito a enunciare, divenne benedettino sublacense e quindi cassinese. Del complesso di San Pastore si parla nel 642 nel Monumenta Germanicae Historica VII. Nel Chronica monast, casinensis auctoreLeone anno 1000 feb.I.
Qui il lettore trova l'informazione che il presbitero Pietro (non sappiamo se fosse tiburtino o invece svolgesse solo la sua missione nella città di Tivoli), avuto il consenso dalla comunità da lui presieduta, con un atto notarile fece dono, della chiesa di San Pastore (compresa nel complesso dell'omonimo monastero benedettino medievale) e dei beni connessi, alla chiesa di S. Maria in Cellis, ubicata nei pressi del cimitero di Carsoli. Quest'ultimo edificio sacro, nella sua prima struttura del X secolo, fu opera dei Camaldolesi di San Romualdo, monaco benedettino, che lo dedicarono alla Vergine; fu ricostruito varie volte fino a che Rainaldo dei Marsi, intorno al Mille, oltre a restaurarlo provvide a dotarlo anche di un monastero.
La chiesa di S. Maria in Cellis, così come attualmente è ad un'unica navata, è frutto di rimaneggi continui operati fino al XVIII sec. anche per via di fenomeni di dissesto; ha una storia caratterizzata da diverse vicende e fu forse sede della breve Diocesi Carseolana sino a diventare possesso del monastero di Montecassino. Quindi, tornando al monastero e alla chiesa di San Pastore, essendo col predetto atto notarile entrati a far parte dei beni della citata chiesa carseolana, divennero anch'essi proprietà cassinese.
La citata precedente cessione, fatta da Pietro, potrebbe essere motivata dal fatto che Santa Maria in Cellis operava non solo come centro di assistenza e di accoglienza, ma anche come centro direzionale e di smistamento delle carovane. Queste da Carsoli nei loro spostamenti giungevano in varie direzioni utilizzando anche vie di transumanza. Significativo a questo proposito è il fatto che proprio sotto il complesso di San Pastore passava una via di transumanza che portava da una parte al territorio Sabino e dall'altra in Abruzzo. In pratica il ramo della Via dei Vassi che dall'altura, dove era sita la villa dei Vitriani (Mitriano oggi) e dalla pianura romana si ricollegava con il ramo principale della Via dei Vassi. Quindi, tenendo conto di ciò, si evince che anche il complesso di San Pastore, data la sua posizione, non solo operava per diffondere la fede ma assisteva logisticamente anche i viandanti e i carovanieri.