Il Museo archeologico di Palestrina vanta diversi tesori tra cui spicca il famosissimo mosaico Nilotico, il più grande mosaico ellenistico conservato che pavimentava originariamente l'abside dell'Aula. Tuttavia un altro mosaico, sempre conservato all'interno del Museo, ha catturato l'attenzione di molti studiosi e anche di quanti sono appassionati di fumetti.
In questo mosaico (dello stesso periodo del mosaico del Nilo, il I sec. a.C.) è infatti possibile ammirare una sorta di vignetta arcaica, probabilmente il più antico esempio di vero e proprio "fumetto" arrivato fino a noi.
Nella scenetta un arzillo vecchietto ammira una donna nuda in posa su un piedistallo e, riferendosi alla sua bellezza, esclama in greco: "Certo che è bella, per Giove!"
L'unione di testo e dialogo è una rarità anche se già nell'antica Grecia su alcuni vasi è possibile scorgere frasi che fuoriescono dalle bocche dei protagonisti, così come negli affreschi rinvenuti a Pompei ci sono parole disegnate sul capo di alcune figure umane che suggeriscono i pensieri del personaggio raffigurato.
Tuttavia nel mosaico di Palestrina la frase è incorniciata in un cartiglio, sul modello delle tabulae ansatae di metallo su cui in quel periodo venivano incise dediche ed ex voto: un'invenzione che al visitatore moderno richiama subito in mente le "nuvolette di fumo" dei fumetti, che sono considerate un'invenzione della stampa americana di fine Ottocento.
In ogni caso, che sia o meno effettivamente il "fumetto" più antico della storia, il mosaico di Palestrina dimostra che l'esigenza di far "parlare" le immagini è antica.
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