Ponte Amato

Provenendo dalla via di Tivoli, in direzione Gallicano nel Lazio o Palestrina, appena usciti dal buio della Tagliata di Santa Maria di Cavamonte, sulla destra si scorge, isolato nella campagna, Ponte Amato. Si tratta di un ponte romano che consentiva all'antica via Prenestina di superare la valle del fosso Scalelle, per poi dirigersi verso la città di Praeneste (Palestrina).
Non vi sono dati certi da cui è possibile risalire con sicurezza alla sua datazione, tuttavia le analogie con il ponte di Nona (al IX miglio della Via Prenestina) fanno ipotizzare che possa risalire alla seconda metà del II secolo a.C. o agli inizi del I secolo a.C.

Ponte Amato
Ingrandisce foto Ponte Amato

Il suo nome deriva dal Conte Amato di Segni che nel X secolo lo fortificò e ne curò il ripristino dopo l'abbandono dei secoli bui.
Abbandonato nuovamente a sè stesso per diversi secoli, il ponte è stato oggetto nel 2001 di un eccellente restauro operato dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio che lo ha restituito alla sua magnifica bellezza.

Il ponte è caratterizzato da un'unica arcata a tutto sesto, che ai primi del XX sec. era integra. Oggi ne resta solo un tratto essendo crollata la parte settentrionale durante i combatimenti della II Guerra. È andata così perduta la ghiera di conci radiali sul lato Nord.


Ingrandisce foto Basolato romano della via Prenestina
nei pressi di Ponte Amato

L'arcata è compresa fra due massicce spalle di opus quadratum (opera quadrata) con ossatura in caementicium: una ai piedi di colle del Pero, l'altra alle pendici dell'altura di S. Pastore. Il ponte è formato da 17 filari di blocchi bugnati a forma di parallelepipedi di "lapis gabinus" (la famosa pietra gabina).
L'altezza massima misurata dal piano del fosso è di 10 m. Sulla carreggiata, che raggiunge la larghezza di mt. 5,65 con parapetti di cm. 60, di cui rimangono solo tratti del filare inferiore, è ancora visibile il basolato del'antica via romana.
L'archeologo inglese Thomas Ashby, nei suoi noti volumi su gli acquedotti dell'antica Roma, riporta la descrizione anche del viottolo (restaurato nel 1968 dalla Provincia di Roma) che ricalca il tracciato, ancora perfettamente basolato e delimitato dalle crepidini (semplici gradini di un marciapiede), della via Prenestina che, scendendo da Cavamonte, subito prima di imboccare il ponte descriveva un'ampia curva.

Questo sito, appartenente al comune di Gallicano nel Lazio, fa parte di un itinerario di grande interesse, oltre che archeologico, paesaggistico e faunistico che attraversa un territorio tra i più affascinanti della provincia romana, in un suggestivo ambiente naturale, solcato anticamente anche da ben quattro degli acquedotti pubblici di Roma (l'Anius Vetus, l'Aqua Marcia, l'Aqua Claudia e l'Anius Novus), a ridosso della Tagliata di S. Maria di Cavamonte e della storica tenuta di S. Pastore, raggiungibile da un'area attrezzata appositamente allestita.

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