Ponte Pischero (o della Moletta)

A circa 1 km dal Ponte della Bullica, sono ubicati dei resti dell'acquedotto Anius Vetus.
Ai margini della strada sterrata è possibile individuare vari pozzi posti distanti tra loro un centinaio di metri e profondi circa 15. Giunti in prossimità di un cadente ex vecchio mulino (situato sulla sinistra della carrareccia percorsa), è piuttosto facile individuare sulla destra una grotta nel cui interno è situato un pozzo dell'acquedotto in cui si può accedere.
Non lontano dalla grotta c'è Ponte Pischero a cui si accede dall'azienda agricola di colle s.Angeletto.
Fa parte di un acquedotto risalente al 272 - 270 a.C. Ha un'altezza:di. 17metri circa ,una lunghezza di 24, una larghezza di 9,50 e una luce di. 4,60 x 10.83.

Ponte Pischero
Ingrandisce foto Ponte Pischero

L'arco del viadotto scavalca il fosso di Caipoli che in questo punto compie un salto di 5 metri.
Risulta piantato sui resti del ponte dell'acquedotto, a sua volta affiancato a valle dal ponticello della via di servizio.
Entrambi sono realizzati in opus quadratum con blocchi alti 45 cm. e appaiono quasi interamente crollati, tranne i piedritti che scendono fino nel letto del fosso e l'accenno degli archi sulla sponda sinistra. L'opus quadratum è una tecnica di costruzione della Roma antica, che consiste nella sovrapposizione di blocchi squadrati in forma parallelepipeda e di altezza uniforme, che vengono messi in opera in filari omogenei con piani di appoggio continui. Questa tecnica venne utilizzata già a partire dal VI sec. a.C. per affinarsi progressivamente, con una maggiore regolarità del taglio e una disposizione più articolata dei blocchi.

Tornando al ponte in questione si può osservare che quello dell'acquedotto ha perso la ghiera, ma si conserva la muratura di rinfianco. Lo speco, coperto con lastre messe in piano, era originariamente alto 1,80 metri (= 4 filari) poi fu ridotto grazie all'opus caementicium a 1,30 metri, larghezza 0,60 metri. Quest'ultima tecnica è caratterizzata dall'utilizzo del cementizio, costituito da una mescolanza di malta e di caementa, ossia pietre grezze o frammenti di pietra spezzati o ghiaia. La malta a sua volta è costituita da calce mescolata con sabbia o pozzolana.


Ingrandisce foto Galleria di Ponte Pischero

Il vicino ponticello è invece largo solo 1,80 metri; l'accenno di arco con doppia ghiera di conci e blocchi di rinfianco messi di testa e di taglio rimane appeso alla sommità della parete tufacea, essendo crollati i massi all'imposta. Ambedue le strutture risalgono evidentemente alla fase originaria dell'Anio vetus, ma in età augustea furono rinforzate e collegate da due spessi muri (125 e 90 cm.) in reticolato che fasciarono i piedritti almeno fino all'imposta. L'acqua del fosso precipita sotto gli archi e subito si incanala in una galleria che, per il mutevole gioco di luci e ombre e la lussureggiante vegetazione radicata sui cigli (bellissime le tonalità di verde in autunno e primavera), costituisce uno dei più suggestivi luoghi della campagna prenestina.

Per ammirare entrambi i ponti occorre scendere, facendo attenzione, nella forra utilizzando un ripido sentiero ricoperto da edera, muschi e felci. Quindi si può imboccare la galleria, crollata nel primo tratto. Ha una lunghezza di 37 metri e una larghezza di 5 metri circa mentre il soffitto è un po' arcuato. Da notare i due ambienti rettangolari, di cui si ignora la finalità, posti sulla parete sud-est della suddetta galleria. Sono raggiungibili da uno stretto passaggio ad arco ma sono quasi interamente interrati (si ipotizza che ci sia anche un terzo ambiente tra i due, ma non è stato mai scavato).
Sulla parete opposta invece si osservano tre grossi pilastri (in origine forse sette), separati da passaggi arcuati che immettevano in una galleria parallela di cui attualmente non resta traccia.

Questo sito, appartenente al comune di Gallicano nel Lazio, fa parte di un itinerario di grande interesse, oltre che archeologico, paesaggistico e faunistico che attraversa un territorio tra i più affascinanti della provincia romana, in un suggestivo ambiente naturale, solcato anticamente anche da ben quattro degli acquedotti pubblici di Roma (l'Anius Vetus, l'Aqua Marcia, l'Aqua Claudia e l'Anius Novus), a ridosso della Tagliata di S. Maria di Cavamonte e della storica tenuta di S. Pastore, raggiungibile da un'area attrezzata appositamente allestita.

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