Numerosi sono i resti degli acquedotti romani situati nelle campagne dell'Agro Tiburtino Prenestino, in particolare nel territorio di Gallicano nel Lazio; un magnifico "excursus" sull' Anio Vetus, su Aqua Marcia, su Aqua Claudia, su Anio Novus.
In questa pagina parliamo del Ponte Barucelli (insieme al Ponte delle Mole uno dei più monumentali degli undici acquedotti della zona) il cui ultimo restauro, effettuato dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell'Etruria meridionale nel 2012-2015, è stato inaugurato il 17 aprile 2016.
Ubicato nel territorio di Gallicano nel Lazio, precisamente in via della Barocella (km 9,00 della Prenestina Nuova), questo" gigante" è situato sul percorso degli antichi acquedotti Anio Novus e Aqua Claudia, a breve distanza dal percorso della Via Praenestina antica, di cui si conserva intatto il basolato in pietra lavica.
Conosciuto anche come Ponte Diruto, è costituito in realtà dai due monumentali ponti, vicinissimi fra loro (distano solo 8 metri), con cui i due acquedotti Aqua Claudia (quello a nord) e Anius Novus (quello a sud) provenienti dalla valle dell'Aniene e diretti a Roma, attraversavano il fosso dell'Acqua Nera.
Entrambi risalgono agli anni fra il 38 ed il 52 d.C. (i lavori furono iniziati sotto l'imperatore Caligola e terminarono con l'imperatore Claudio) ma subirono diversi interventi di manutenzione nel corso dei secoli volti al rafforzamento statico delle strutture attraverso l'introduzione di sottarchi, contrafforti, fasciature, sino a divenire due mastodontiche strutture continue e collegate tra loro da archi.
Il ponte dell'Anio Novus, lungo circa m 85 e larga circa m 10, è dotato di rare piccole aperture tranne quella principale, alta e stretta, in cui defluisce il fosso dell'Acqua Nera. Era stato costruito in origine in opus quadratum a blocchi di tufo ma, come detto, subì poi vari interventi sia in età flavia (seconda metà I sec. d.C.) con una tecnica in opus mixtum (reticulatum con ricorsi in laterizi), visibile soprattutto all'estremità est dove furono aggiunti due contrafforti. Successivamente, in età severiana (inizi III sec. d.C.), vi fu un altro radicale restauro finalizzato al rifacimento, in opus latericium, dei due lati del ponte: su quello nord furono innalzati, a intervalli regolari, nove contrafforti rettangolari, mentre su quello sud soltanto tre vicino al letto del fosso. In un'epoca successiva anche su questo lato il numero dei contrafforti fu aumentato: altri cinque, in opus latericium scadente sulla sponda ovest e due, in opus mixtum, su quella est.
In epoca tarda il ponte fu collegato, mediante tre archi (di cui rimangono solo gli attacchi: due all'estremità ovest e uno all'estremità est), al ponte della Aqua Claudia, anch'esso in struttura laterizia e con contrafforti.
Proprio questa compresenza di diverse tecniche di muratura in auge nei diversi tempi rendono questo Ponte un vero e proprio museo a cielo aperto.
Il restauro odierno, limitato solo al ponte dell'Anio Novus, è stato mirato a rimediare ai danni prodotti dalle radici della vegetazione spontanea (crolli e dissesti), conservando però inalterato il romantico "fascino delle rovine".
Per rendere statico il monumento, sono stati messi tiranti in acciaio, di un contrafforte lesionato e disarticolato in vari blocchi come pure su un secondo contrafforte. La sommità del ponte è stata per un lungo tratto liberata dagli apparati radicali e protetta con "bauletto" di sacrificio . Qui si è potuto anche documentare che la superficie sopra la volta a botte dello speco (notevolmente occluso da depositi calcarei) è impermeabilizzata con uno spesso strato di cocciopesto.
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