Area archeologica di Trebula Suffènas

Nei pressi del Passo della Fortuna, situata ai piedi della Rocca d'Elci, si erge Villa Manni, edificata sui resti dell'antica città di Trebula Suffenas. Fu Corrado Manni (proprietario del terreno), nel secondo dopoguerra, a dare inizio agli scavi ritenendo che i resti romani che via via ritornavano alla luce appartenessero ad una grande villa detta dei "Lucilii". Sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica, nella persona del Dr. Faccenna, gli scavi riportarono invece alla luce i resti dell'antica Trebula: tratti di strade, case, un esteso foro, terme, ex voto fittili, macine, vasellame, monete, statue, iscrizioni (dedicati a personaggi noti e non), colonne, tombe (importante quella di Marco Vipsanio Agrippa Filargiro ex schiavo (poi affrancato) di Agrippa, genero di Augusto).
Proprio l'urbanistica irregolare che si evince dal collocamento delle strade interne, realizzate con pietra calcarea locale, fa ritenere che la città si sia sviluppata in fasi successive attraverso un'aggregazione spontanea di edifici. La città raggiunse il massimo splendore in età imperiale quando, divenuta il centro politico ed economico dei Suffenati, vennero costruiti i principali edifici pubblici. Nel suo foro furono erette statue per magistrati benemeriti, imperatori, patroni e personaggi importanti, come Lucio Cornelio Balbo.

Mosaico di Elle e Frisso
Ingrandisce foto Mosaico di Elle e Frisso

Villa Manni è edificata (al momento della costruzione non esisteva un vincolo archeologico, posto soltanto nel 1995, su richiesta dell'Amministrazione Comunale di allora) proprio sulle terme risalenti, sembra, al II sec. d.C. e dotate di calidarium, frigidarium e tepidarium. Proprio nel frigidarium è stato rinvenuto uno splendido pavimento: un mosaico di 45 mq con tessere in bianco e in nero in cui sono raffigurati Elle e Frisso (figli di Atamante, figlio di Eolo, e di Nefele che li aiutò a fuggire nella Colchide a cavallo del vello d'oro salvandoli dalla morte in quanto destinati a sacrificio dalla matrigna). Al centro del mosaico è posta la figura di Frisso, con lunghi capelli e manto svolazzante dietro le spalle, sopra l'ariete dal vello d'oro, mentre Elle poco sotto, con braccio proteso verso l'alto, sta per annegare; intorno Nereidi cavalcano mostri marini, centauri e tritoni suonano il doppio flauto e un amorino viaggia sopra un delfino.

La volta del frigidarium era decorata con stucchi (oggi conservati nel Museo Nazionale Romano, chiostro Ludovisi).
Naturalmente le altre sale delle terme avevano altri mosaici. Di un certo rilievo quello che raffigura scene di palestra. Per affinità di motivi e stile, tutti i mosaici sono datati all'epoca degli imperatori Anotinini e probabilmente realizzati da artigiani che operarono anche a Ostia Antica.
Molti dei frammenti di mosaico ritrovati durante gli scavi del 1948 furono portati a Tivoli ed il mosaico di Elle e Frisso fu utilizzato nella pavimentazione della Fontana di Proserpina a Villa d'Este dove rimase per anni soggetto al continuo calpestìo di milioni di visitatori. Attualmente tutti i mosaici provenienti da Villa Manni, compreso quello raffigurante Elle e Frisso sono conservati nei depositi del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli.

Villa Manni
Ingrandisce foto Villa Manni - Foto di Federico Minorenti

Oltre alle vestigia presenti nel giardino di Villa Manni (in cui fu ritrovata anche una modesta arca forense racchiusa in un muro in opera quadrata di tufo), numerosi resti archeologici sono rintracciabili anche in tutto il territorio trebulano; sotto la strada, che porta al monte Spina Santa, è visibile una preesistente costruzione in opera incerta che sostiene cisterne. Sono inoltre presenti ruderi di ville rustiche più o meno grandi che sorgevano a ridosso della strada trebulana. Tra queste di un certo rilievo quella, databile al I sec. d.C., che, secondo alcuni, sarebbe appartenuta ai Plauzi Silvani (da silva, selva).

Questi, originari di Trebula, riuscirono ad imporsi a Roma ricoprendo cariche di grande spessore. Marco Plauzio Silvano, ad esempio, divenne anche console avendo come "collega" lo stesso Augusto nel 2 a. C.. Servì sotto Tiberio nella Pannonia e nella Dalmazia e sottomise, specie negli ultimi anni, con la sola forza della persuasione, molte popolazioni. Questo personaggio fece erigere a Ponte Lucano la famosa tomba circolare che ancora oggi è visibile. Altre famiglie "vip" trebulane erano gli Atei Capitoni e i Nonii Suffenates.

Se vuoi reperire altre informazioni su un'altra Trebula, in questo caso Trebula Ballieniensis, vai su www.trebulaballiensis.org.

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