Si presenta ad un'unica navata absidata; il soffitto ligneo a cassettoni risale agli inizi del XX secolo. L'esterno presenta una facciata a due ordini, con due bassi campanili. Nell'ordine inferiore si evidenzia un portale centrale, incastonato da due coppie di lesene doriche. Ai lati di esse sono ubicate altre due porte. Da notare infissa sul portone principale la lapide con questa iscrizione: IN HONOREM / MARIA VIRGINIS CAMPENSIS / TEMPLUM A MAIORIBUS AN. MDCCVII EXCITATUM / ORDO CAVENSIS ET POPULUS / PRAENESTEM PATRONAE COELESTIS OPEM / PLURIES IN AUGUSTIIS EXPERTUS / PECUNIA ATQUE OPERA / IN EXEMPLUM PIETATIS COLLATA / LUBENTI GRATOQUE ANIMO / AUXIT EXORNAVIT / ANNO MDCCCLIII.
Nell'ordine superiore si apre un finestrone centrale, con due coppie di lesene e due nicchie vuote. La facciata termina con un timpano triangolare con croce. Varcata la soglia, si viene accolti da un interno molto sobrio. A metà navata, una doppia scala permette di scendere fino alla cripta (raggiungibile anche dal cimitero, posto alle spalle del santuario) dove è ubicato l'affresco della Vergine, ricollocato qui definitivamente dopo l'ultimo restauro operato tra il 1969 e '70. La Vergine è stata incoronata nel 1942 con uno splendido diadema d'oro e pietre preziose. Unico vezzo è l'altare maggiore realizzato in marmi policromi; lo sovrasta una tela raffigurante la Pietà.
L'abside è stata affrescata da Luigi Leggeri con scene che ricordano il rinvenimento dell'affresco della Madonna del Campo. Da visionare, ai lati della navata, i due altari riservati al culto di S. Gioacchino e S. Anna, quello di sinistra, e a quello di S. Michele, quello di destra. Bella la bussola lignea a tre entrate, sovrastata da cantoria, la quale ospitava un tempo un organo a canne, che abbellisce l'entrata.
L'area ha preso il nome di "Campo" essendosi qui svolta nel 267 a..C. una battaglia che vide schierati da una parte Romani e Prenestini, comandati da Tito Sicinio, e dall'altra Volsci ed Ernici; inutile dire che la vittoria arrise ai primi. Successivamente fu utilizzata come "campo" di addestramento degli armigeri del feudo colonnese. Sembra che il santuario sia stato edificato sui resti archeologici di una vecchia cappella forse cripta di una basilica cristiana dedicata a San Pietro ed officiata dai benedettini sublacensi che l'abbandonarono in seguito alle continue invasioni barbariche.
È dedicato alla Madonna del Campo il cui affresco, molto somigliante a quello custodito nel monastero Benedettino sublacense, fu ritrovato il 27 aprile di quell'anno per un puro caso in seguito alla decisione operata dal Cardinale Girolamo Colonna nel 1655 di abbattere delle rovine per riutilizzarne il materiale per la mulattiera da Cave a Genazzano.
Il terreno cedette e riapparve seminterrata la cripta della vecchia basilica. Su uno dei muri era affrescata la Vergine Maria, con in braccio il Bambino e con, ai lati, i busti di S. Pietro e S. Paolo. Subito la gente l'appellò Madonna del Campo, venerandola e decidendo di costruirLe un tempio. Nel consiglio popolare del 3 gennaio 1659 si stabilì di costruire un tempio lì dove era stato trovato il citato affresco quattro anni prima in contrada Campo.
Ma i fondi raccolti per edificare il tempio furono dirottati per altre esigenze per cui la calamità del terremoto del 1703 fu interpretata come punizione celeste per non aver mantenuto una promessa di una cinquantina d'anni prima. come riporta Nazareno Marianecci nelle sue Memorie cavesi. Rapidamente occorreva mantenere la promessa. Il santuario, costruito dal 1703 al 1706 su terreno donato da Nicola Mazzenga e benedetto il 25 aprile del 1707, fu così edificato dopo solo un mese dal gravissimo terremoto che colpì Cave. La promessa era adempiuta; continuò la devozione alla Vergine del Campo che protesse Cave in numerose circostanze gravi tra cui quella del 1837, essendosi diffuso in Roma e nel Lazio il colera.
Come ringraziamento per lo scampato pericolo, la popolazione di Cave promise da allora in poi di radunarsi nel santuario il 27 aprile di ogni anno. Il cardinale Antonio De Luca, vescovo diocesano, proclamò nel 1880 la Madonna del Campo Patrona di Cave, insieme con l'altro patrono S. Lorenzo.
La frettolosità con cui fu costruito portò conseguenze alla stabilità del tempio; nel 1897 l'ing. Antonino Clementi, pur avendone avuto l'incarico, non redasse il progetto di combattere l'umidità minacciante il santuario che vide aggravarsi la sua situazione con il terremoto del 1915. Fu l'Arch. Giuseppe Fiumani quindi ad occuparsi del restauro, ma il tempio non fu riaperto poichè il Genio Civile non fece il collaudo dei lavori eseguiti, ritenendoli non idonei. Nel 1924 il Genio Civile impose la demolizione del soffitto. Fu ricostruito il tetto nel 1928 e si fecero vari lavori di consolidamento e di ampliamento. Nel 1933, il Genio chiuse la chiesa per crepe. al culto. Nemmeno l'appello allo Stato, consentì di reperire i fondi necessari al restauro, fino agli anni '50.
Fortunatamente l'affresco della Vergine è stato più volte restaurato; l'ultimo intervento risale al 1969 ed è stato operato dal prof. Cupelloni, direttore del Laboratorio del Restauro dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, che ha provveduto al distacco dell'affresco dal muro della cripta.
Attualmente il tempio è ben conservato grazie soprattutto all'intervento decisivo del 1955 anno in cui il cardinale Benedetto Aloisi Masella solennemente lo consacrò.
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