La parte più antica dell'edificio è senza ombra di dubbio il quattrocentesco campanile che, secondo la tradizione, sarebbe stato costruito per desiderio di Oddone Colonna, divenuto pontefice nel 1417 col nome di Martino V, sostenitore della supremazia pontificia e gran nepotista. Il campanile, a tre piani, non ha niente di particolare ma ricalca i canoni dell'architettura in voga nel XV sec: pianta quadrata, bifore (al I e II piano) e monofore (al III). Fu durante il Rinascimento che si provvide a portare massicce modifiche alla chiesa.
Nel 1520 infatti Giuliano Capranica, membro della casata, che prese il nome dal paese, provvide a ricostruirla; a perenne ricordo dell'impegno assunto dai Capranica è il loro stemma gentilizio situato in ben evidenza sul portale d'ingresso.
Se il predetto campanile è piuttosto anonimo, altro discorso è da farsi per l'originalissima cupola quanto mai apprezzabile esteriormente ed ispirata
al Ninfeo della vicina Genazzano chiaramente di matrice di allievi dell'architetto e pittore Bramante (soprannome di Donato di Pascuccio d'Antonio). Quest'ultimo fu un profondo innovatore dell'architettura rinascimentale; nelle sue creazioni egli associò strutture architettoniche reali a illusionistici giochi prospettici.
Secondo alcuni la cupola capranicense (una costruzione rotonda a doppia calotta che esternamente è costituita da un loggiato di sette arcate che movimentano il tutto conferendole l'aspetto e la leggerezza di una trina) sarebbe addirittura riconducibile allo stesso Bramante che l'avrebbe disegnata.La sua realizzazione sarebbe stata invece affidata alla supervisione di un suo architetto di fiducia, Domenico Massimo, ben introdotto negli ambienti altolocati romani ed in amichevole contatto di due nobili famiglie abbastanza presenti anche nelle vicende di questo piccolo paese: i Colonna ed i Capranica.
Se fortunatamente la cupola ci è arrivata ben conservata, non si può dire la stessa cosa degli altri lavori rinascimentali (si è salvata solo la facciata in pietra viva) che vennero cancellati dalle ristrutturazioni del XVIII sec. volute dai nuovi proprietari del paese, i Barberini. Lo stravolgimento dell'edificio fu molto massiccio e seguì i dettami dell'arte tardobarocca che prediligeva le decorazioni in stucco, le ampollosità, la copertura non più a travature ma a volta a botte che chiaramente ben si presta a realizzare maestosi affreschi incastonati in volute di stucco.
Così sulla volta a botte della chiesa fu raffigurata la "Gloria di Santa Maria Maddalena", involata in cielo da un pullulare di presenze angeliche di proporzioni più rimpicciolite man mano che volano verso le alte sfere. Raffigurata quasi nel centro dell'affresco, assisa sulle nubi, con le ampie vesti svolazzanti, è la figura della Santa a cui il luogo di culto è dedicato; è colta in un atteggiamento mistico con le braccia allargate come se stesse dicendo :"Eccomi!". Il suo viso ascetico è rivolto verso l'alto, lo sguardo perso a cercare Dio. Opera di V. Strigelli e C. Anellini, l'affresco fu realizzato in occasione del giubileo del 1750. Altre modifiche furono fatte però nel Settecento: ad esempio si provvide a murare le cinquecentesche cappelle laterali.
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