Castello Massimo

Edificato negli ultimi anni del X secolo come convento fortificato dei monaci benedettini sublacensi (come si evince dalle notizie redatte da Papa Gregorio V), è situato, come tutti i castelli finalizzati a uno scopo difensivo, a strapiombo sulla roccia nei lati che guardano il paese. Il lato invece che non si apre su Arsoli gode della vista di un bel parco caratterizzato da bellissimi giardini all'italiana. Un viale con accesso dal cancello nel paese conduce, attraversando i giardini, al grande piazzale. Al castello è annesso anche un bel bosco al centro del quale si può ammirare la statua della Dea Roma originaria dei perduti giardini della villa dei Massimo a Roma.
Arsoli (e quindi anche il castello) fu un possedimento di varie e potenti famiglie nobili: in primis gli Orsini quindi dei loro acerrimi nemici, i Colonna. Un altro documento datato al XIII secolo riporta la famiglia Passamonti (da cui, alla fine del XV secolo, nacque il condottiero di ventura Amico d'Arsoli) come proprietari del castello. Tale famiglia lo vendette quindi nel 1536 agli Zambeccari, una famiglia di aristocratici bolognesi che nel 1555 provvide a restaurare il castello, saccheggiato e ridotto in rovina dalle soldatesche straniere di passaggio di Carlo V. I difficili però rapporti degli arsolani con gli Zambeccari indussero quest'ultimi a disfarsi del feudo vendendolo nel 1574 alla nobile famiglia romana dei Massimo, consigliati da San Filippo Neri, amico di Fabrizio Massimo, e confessore di famiglia.

Fiera della Fame
Castello di Arsoli

Il Santo spese buone parole per convincere i Massimo a concludere l'acquisto col fine di aiutare Paolo, figlio di Fabrizio, molto cagionevole di salute che sicuramente avrebbe tratto giovamento dall'aria pura di Arsoli. Tale proposito del Santo è attestato da un' iscrizione, posta nell'armeria del castello, che reca scritto: "Divi Filippi Neri Consilium/Felicitatem/dedit et servavit" (il consiglio del divino Filippo Neri dette e conservò la felicità).
Si deve dire in verità che Fabrizio Massimo fu un feudatario illuminato il che lo rese molto amato dagli Arsolani a differenza degli Zambeccari.

Fra le numerose migliorie che apportò al paese, chiaramente, dovendo dimorare lì, restaurò anche il castello, affidandosi all'esperienza dell'architetto Giacomo Della Porta a cui conferì l'incarico anche di provvedere alla costruzione della chiesa del S.S. Salvatore. Così il castello si trasformò, perse le sue caratteristiche antiche e si trasformò in un Palazzo rinascimentale con affreschi e giardini. Vi trovò spazio persino un teatro. La modernità di pensiero del feudatario si può evincere dal fatto che permetteva agli arsolani di seguire gli spettacoli.
Nel 1686 i Massimo vennero investiti del titolo di marchesi e nel 1733 ospitarono nel castello Giacomo III d'Inghilterra. Poco dopo, nel 1744, il castello venne assediato dalle truppe spagnole e parzialmente saccheggiato nel 1798. Il castello fu restaurato varie volte nel corso degli anni fino a quello definitivo del 1872, effettuato in occasione del terzo centenario del possesso di Arsoli da parte della famiglia Massimo. Nel 1938 nel castello soggiornò per breve tempo Umberto di Savoia, futuro re d'Italia.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu occupato da un comando tedesco, che vi rimase fino al giugno 1944.
Il castello, dopo le numerose modifiche susseguitesi nel tempo, si presenta con una forma piuttosto irregolare.

Castello di Arsoli
Ingrandisce foto Castello Massimo

Superato il giardino all'italiana, attraverso una rampa che fiancheggia la roccia e le murature, si perviene, passando sotto un arco controllato da una piccola torre circolare con merlature, ad una seconda corte con la chiesa a pianta centrale di San Roco. Da qui, attraverso un altro arco si accede ad un terzo e più piccolo spiazzo dove è presente il grande portale di accesso alle sale interne del castello. Dall'ingresso, passato un vestibolo, per mezzo di una rampa si giunge al piano nobile (risultato del restauro eseguito dal della Porta e di quello più recente del 1872). Qui, oltre ad una lunga galleria ornata da una preziosissima raccolta d'armi con corazze, alabarde, fucili, drappi e trofei, vi sono una serie di stanze affrescate: un salone con splendidi affreschi eseguiti nel 1750 da M. Benefial (raffiguranti le nozze di Perseo e Andromeda e i paesaggi dei feudi dei Principi Massimo); una sala da pranzo con bellissimi affreschi (alcuni del 1557 attribuiti nientemeno che ai fratelli Zuccari, altri del 1700 a Giovanni Antonio Macci).

Da un'apertura si passa all'interno di un piccolo cortile che immette nel bel giardino pensile superiore, dove si trovano la piccola cappellina di S.Filippo Neri, con facciata cosmatesca.
Tuttora il castello, attualmente utilizzato per riprese cinematografiche, matrimoni, conferenze e manifestazioni varie, è di proprietà dei Principi Massimo, figli del Principe Leone Massimo e di S.A.R. la Principessa Maria Adelaide di Savoia Genova. Il Principe Leone di vasta cultura, fu l'ultimo ministro delle Poste Vaticane. Si distinse anche nel campo artistico e musicale per le sue composizioni nate nella cerchia di Sauguet e dei musicisti francesi del primo Novecento. Gli eredi Massimo gentilmente consentono la visita del castello.

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