Riallacciandosi al vessillo dell'antica Roma, l'aquila, essa venne adottata sia dal Conte preposto a governare una città sia dal Prefetto. A questo proposito nel 911, come si apprende dal Regesto della Chiesa di Tivoli, la città era governata da un Conte. Su tutti gli edifici appartenenti o sedi del Governatore o del Conte possiamo ritrovare l'emblema con l'aquila e ciò è visibile ancora adesso sopra una trifora nella parete esterna e molto antica del Palazzo estense. Altri tre stemmi con la sola aquila erano situati: sulla Porta Romana o Saracena, distrutta dai Goti, ed in seguito incastonato sulla duecentesca casa del Capitano in via del Colle; sulla porta della abbattuta chiesa di S.Salvatore (lo stemma è ora custodito dalla sig.ra Giansanti in Via Palatina); del terzo stemma, situato su Porta S.Giovanni si sono perse le tracce (secondo lo Storico tiburtino V.Pacifici fino Al 1930 era custodito dalla famiglia De Lellis in via Tiburtina).
Costantino
I fu l'imperatore che scelse per primo di fregiare il
suo stemma con un'aquila a due teste simboleggiante la
sua potestà sull'Occidente e sull'Oriente, cosa
che ripeté Carlo Magno per sottolineare la divisione
del suo impero.
L'aquila con una sola testa e con la corona, con le ali
aperte orna gli stemmi delle città imperiali, di
cui Tivoli dal 1155 si fregia pur non essendo mai stata
città imperiale. All'inizio del XIII sec. l'aquila
compare non solo sullo stemma e sulle insegne tiburtini
ma anche sugli arredi sacri.
Ne "Istoria delle chiese della città di Tivoli"
del Crocchiante si legge che su una campana della Basilica
di S.Lorenzo é riproposto lo stemma tiburtino (un'aquila
sovrastante un ponte delimitato da due torri e costituito
da tre arcate sotto cui scorre un fiume). La campana reca
l'iscrizione finalizzata ad eternare la vittoria cittadina
del 1389 su Giovanni Acuto e sui suoi mercenari a Ponte Lucano.
Dopo tale vittoria i vocaboli "Libertas" e "Nobilitas"
furono sostituiti da "Tibur Superbum", epiteto dato
da Virgilio alla città nel VII libro dell'Eneide.
Un'altra informazione abbastanza interessante attinente all'evoluzione dello stemma tiburtino è la seguente: sulla sommità della Porta del Colle è ancora visibile uno stemma realizzato in pietra locale (travertino) nel quale sono visibili quattro arcate sorreggenti il ponte e non tre come sempre appare in altri esemplari dell'arma. Tale simbolo di Porta del Colle risalirebbe al XIII sec. e cioè al tempo in cui il Barbarossa concesse a Tivoli il diritto di fregiare il suo stemma con l'aquila imperiale.
In
quel momento le arcate del Ponte Lucano (presso cui l'imperatore
si accampò come prima già esposto) erano svariate
(e non tre) non essendo state ancora interrate dai detriti
del fiume che ne ostruì alcune.
Per molti secoli tuttavia Tivoli non pensò di chiedere
l'autorizzazione di fregiarsi di tali altisonanti simboli;
solo nel 1926, essendo commissario straordinario il cav. B.Andreoli,
fu fatta richiesta all'ordinamento della Consulta Araldica.
Il 25 giugno del'45 Ferruccio Parri, presidente del Consiglio
dei Ministri, firmò il decreto.
I colori del Gonfalone sono: amaranto e blu. Furono scelti
in ricordo di quelli presenti nello stendardo in uso alle
milizie cittadine prima del Mille (rosso e azzurro).
Quattro sono i Rioni della Vecchia Tivoli ed ognuno ha un
proprio stemma: CASTROVETERE ha nell'arma un castello simbolo
dell'antica Arce; SANTACROCE presenta una croce; TREVIO conserva
nello stemma tre strade attraversate da una catena; S.PAOLO
ha infine un braccio che brandisce una spada. I colori degli
stemmi rionali sono però cambiati nel corso del tempo
a seconda della volontà dei priori.
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