La toilette dei romani

Sotto l'impero i romani si svegliavano molto presto: all'alba. Tra lo svegliarsi e l'uscire da casa non passava molto tempo. La stanza da letto (cubiculum) infatti era piccola, buia, in poche parole inospitale per cui ci si stava lo stretto indispensabile. Scarso l'arredamento di essa: il letto (cubile), una cassa (arca) utilizzata per riporvi le tuniche, il vaso da notte (lasanum) o il pitale (scaphium). Al posto della rete c'erano delle cinghie incrociate che sostenevano il torus (materasso) ed il guanciale. Naturalmente il materasso consisteva per i ricchi in lana o in piume di cigno mentre per i poveri era in fieno o in foglie di canna. Non esistevano lenzuola; il sotto era costituito da coperte ed il sopra da una trapunta. Un toral (scendiletto) completava l'arredamento. L'uomo romano per andare a letto si toglieva solo il mantello che utilizzava per coprirsi oltre la predetta trapunta. Come indumento intimo indossava il perizoma (subligaculum) di lino che portava annodato alla vita.

Acconciatura di una matrona romana
Ingrandisce foto Acconciatura di una matrona

Sopra di esso poneva la tunica, una semplice camicia realizzata in lana o in lino e consistente in due rettangoli cuciti sulle spalle. L'apertura centrale serviva per infilarvi la testa; una cintura cingeva la vita. La tunica e la cintura era due indumenti usati sia dagli uomini che dalle donne soltanto che quest'ultime portavano una tunica lunga fino ai piedi. Tale tunica intima si chiamava subucula, mentre quella lasciata a vista era la tunica exterior. Per ripararsi dal freddo si potevano indossare più di una subucula.

Poiché la tunica non aveva maniche per ripararsi di più dal gelo si usava l'amictus, una sopravveste chiamata toga (un semicerchio realizzato in stoffa di lana bianca). Con il passare del tempo la toga fu accantonata (indossata solo per coprire il cadavere onde fare i funerali) sostituita dal pallium e per i banchetti dalla synthesis una combinazione tra la tunica e la toga. Il drappeggiarsi con l'amictus era un'operazione da fare appena svegli. Poche le abluzioni, tanto poi si andava alle terme. Il dominus si affidava per la sua toilette al tonsor, un servo.

Specchio romano
Ingrandisce foto Specchio d'argento

I poveri invece andavano alla tonstrina, cioè alla bottega del barbiere. Il tonsor con i suoi aiutanti tagliava i capelli secondo la moda dettata dall'imperatore in carica. Poiché i romani non disponevano di un buon paio di forbici, si preferiva arricciare i capelli utilizzando una specie di stilo di ferro scaldato in una specie di fodero in metallo. Il tonsor arricciava, operava tinture, profumava, incollava dei finti nei per camuffare i difetti.

Il tonsor radeva le barbe in quanto non era più di moda lasciarle crescere. Il taglio della prima barba era un evento particolare: con una cerimonia religiosa avveniva la depositio barbae (deposizione della barba) che veniva riposta in un contenitore prezioso o meno a seconda della posizione sociale del giovane ed offerta alla divinità. Anche gli schiavi erano rasi dal tonsor poiché i rasoi erano difficili da maneggiare essendo difettosi. L'imperatore Adriano, per nascondere una brutta cicatrice sul viso, decise di non farsi più radere facendosi crescere la barba ed i suoi sudditi ben felici di emularlo per un secolo e mezzo si fecero crescere la barba. Un discorso a parte merita la donna, la cosiddetta matrona romana.

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