A differenza della Grecia, Roma almeno nei più remoti tempi non ebbe costruzioni murarie destinate a luogo esclusivo dove rappresentare spettacoli teatrali. Al posto di edifici stabili si allestivano all'occorrenza solo dei palcoscenici lignei facilmente smontabili una volta che gli spettacoli avevano termine. Tale palcoscenico non era altro che una più o meno vasta piattaforma su cui gli attori si muovevano; essa era rialzata per permettere al pubblico una visione migliore di ciò che si stava rappresentando. Assistere ad uno spettacolo però non era molto comodo per gli spettatori in quanto non avevano la possibilità di sedersi non essendo previsti sedili o panche, per cui avevano solo due possibilità: o sedersi per terra o restare per tutto il tempo della rappresentazione in piedi. Naturalmente anche nella Città Eterna il teatro nacque per motivi religiosi come era avvenuto in precedenza in Grecia. Qui il teatro era visto anche come un mezzo per educare lo spettatore: assistendo alla rappresentazione teatrale (in cui il protagonista non agiva secondo i dettami degli dei e per questo veniva da loro punito) lo spettatore si identificava nell'attore e "veniva educato" a non agire come lui. Colui che ad Atene non poteva permettersi di pagare il biglietto di ingresso per assistere ad una tragedia, riceveva una speciale tessera con cui poteva accedere gratuitamente agli spettacoli; tale provvedimento sottolinea quanta importanza fosse data al teatro inteso come mezzo di educazione di massa.
A
Roma invece al teatro non venne data una simile importanza;
i ludi furono le prime forme di spettacolo teatrale. Essi
si svolgevano nel Circo Massimo in onore di Giove, Giunone
e Minerva, vale a dire di quella che per i Romani era
la Triade Capitolina. Le principali forme furono: i
fescennini, l'atellana,
la satira ed il
mimo.
Successivamente a partire dal 364 a.C. i ludi arrivarono
a comprendere anche quelli scenici.
Questi furono istituiti perché i Romani non riuscivano
a debellare una pestilenza per cui, per placare gli dei, organizzarono
tali ludi scenici chiamando a Roma dall'Etruria i ludiones,
vale a dire degli attori specializzati a danzare gesticolando
accompagnati dal suono di un flauto. L'influenza della cultura
etrusca però ben presto lasciò il posto a quella
più raffinata e colta della Grecia. Successivamente
con Livio Andronico si passò a rappresentazioni teatrali
drammatiche; il 240 a.C. segna ufficialmente la nascita del
teatro a Roma (I° rappresentazione drammatica di un'opera
di Andronico). In genere si distinguono due grandi fasi nella
storia letteraria teatrale: la prima va da Andronico a Plauto
mentre la seconda va da Ennio all'età di Silla.
Il mimo era uno spettacolo senza una vera trama che si basava
su una serie di battute piuttosto licenziose dove erano ammesse
a recitare anche le donne vestite in maniera piuttosto discinta.
Proprio per questo modo di vestire femminile il genere del
mimo faceva alquanto presa sul pubblico romano certamente
meno raffinato di quello greco. Nel teatro romano di epoca
repubblicana le parti femminili erano interpretate da uomini
mascherati.
Plinio il Giovane ci dice che i Romani non avevano molto interesse per il teatro, che nel periodo dell'impero fu accantonato a favore dei Circenses (giochi del circo). Gli spettatori infatti erano per lo più plebei e difficilmente erano acculturati; difficile era perciò per gli attori attirarne l'attenzione ed indurli al silenzio; era molto più facile invece che essi seguissero con vivissima partecipazione i giochi del circo. La maggior parte degli spettacoli teatrali aveva luogo in occasione di feste religiose, di trionfi, di funerali di vip, di inaugurazione con relativa consacrazione di edifici pubblici.
I periodi, in cui tali spettacoli teatrali avevano luogo, venivano chiamati dai romani "ludi"; ognuno di essi era seguito da un aggettivo che li caratterizzava in quanto si rifaceva alla divinità per cui era organizzato lo spettacolo. A questo proposito tra i più importanti occorre ricordare: gli antichissimi ludi romani (già ricordati) in onore di Giove Ottimo Massimo a settembre nel Circo Massimo; i ludi plebei in onore ancora di Giove a novembre nel Circo Flaminio; i ludi apollinares in onore di Apollo in luglio; i ludi megalenses in onore della Magna Mater (Gran Madre) in aprile; i ludi florales in onore della dea Flora dal 28 aprile al 3 maggio. A questi spettacoli "ordinari" in quanto venivano ogni anno allestiti per onorare le su citate divinità si aggiungevano anche degli spettacoli "straordinari"allestiti o in occasione di un trionfo o per ricordare degnamente un vip appena deceduto o per volontà dello Stato desideroso di ringraziare questa o quella divinità per delle situazioni conclusesi felicemente. In questi ultimi casi si parla di ludi triumphales, di ludi funebres, di ludi votivi. I Romani inoltre amavano replicare una festa religiosa con annessi spettacoli teatrali se si era verificato un evento infausto; tale replica veniva detta instauratio. E' chiaro quindi che i giorni in cui il teatro aveva luogo erano tanti.
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