Il Ciclo delle Muse della Villa di Cassio

Nel 1774, nel corso di scavi presso i ruderi della Villa di Cassio nella campagna di Tivoli, furono rinvenute diverse statue fra cui spiccano le 7 statue appartenenti al ciclo delle Muse, 9 personaggi della mitologia greca e romana, figlie di Zeus e di Mnemosine (o Memoria), assai importanti nell'antichità in quanto rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, di cui erano anche patrone. Papa Pio VI rimase colpito dalla loro bellezza tanto da voler dedicare loro una sala apposita all'interno dei musei vaticani, completando la collezione con le due statue mancanti delle muse Urania ed Euterpe donategli dal principe Lancellotti.
Il gruppo delle Muse di Tivoli fu probabilmente influenzato dal ciclo delle Muse che abbellivano la villa di Adriano (rinvenute, alquanto danneggiate presso l'Odeon, il teatro della corte imperiale e conservate oggi al Museo del Prado a Madrid). Il ciclo adrianeo fu infatti alla base delle scelte decorative degli altri complessi residenziali divenendo ben presto un vero e proprio paradigma per i collezionisti romani ed europei del tardo Settecento, con vari tentativi di imitazione anche attraverso l'assemblaggio di esemplari eterogenei.
Il ciclo delle Muse della Villa di Cassio è oggi collocato nella sala delle Muse dei Musei Vaticani, una magnifica sala ottagonale arricchita, oltre che dalla presenza delle nove Muse, anche dall'Apollo Citaredo e degli ermi dei savi della grecia (sempre rinvenuti presso la villa di Cassio), da un pavimento impreziosito da mosaici antichi (rappresentanti Attori teatrali in 29 riquadri, con una testa di Medusa nel mezzo) e da sedici colonne con capitelli provenienti dalla Villa di Adriano.
Fra gli ermi più importanti citiamo quelli di Diogene, Eschine, Epicuro, Demostene, Antistene, Pitagora diademato, un creduto Aristippo, Metrodoro; incontro Euripide, Sofocle, Arato, e Socrate.


Ingrandisce foto Melpoméne - Talia - Clio

La prima musa che si incontra sulla destra, entrando nella sala, è quella di Melpoméne (in greco oµ»À¿¼­½·, colei che canta), preside della tragedia. La Musa è raffigurata coronata di frondi di vite e grappoli d'uva nell'atto di tenere con la mano destra la maschera tragica e con la sinistra un pugnale. Altro dettaglio caratteristico è rappresentato dagli altissimi coturni (tradizionali sandali tragici) indossati ai piedi.
A seguire si incontra la statua di Talia (in greco ~¬»µ¹±, festiva), Musa della commedia, ritenuta la madre dei Coribanti avuti da Apollo. È raffigurata come una ragazza dall'aria allegra, che porta una corona di alloro sul capo e, seduta vicino ad una maschera, tiene in una mano un pedo, o bastone pastorale, e nell'altra un timpano (strumento musicale a percussione).
Si incontra quindi la terza Musa, Urania (in greco YuÁ±½¯±, celeste), protrettrice dell'astronomia, con i suoi tratti caratteristici (globo e verga); si tratta come già detto di una statua che non appartiene al ciclo delle Muse della Villa di Cassio. La statua, prima di essere posizionata nella sala delle muse, fu sottoposta ad un restauro che vide la rimozione delle integrazioni di un precedente restauro, compresa la sostituzione della testa con una rinvenuta all'interno di Villa Adriana.

Proseguendo la visita della sala ci si imbatte nella statua di Clio (in greco s»µ¹Î, colei che rende celebri), Musa della storia, raffigurata coronata di lauro assisa con in mano una pergamena. La quinta Musa è Polimnia (in greco  ¿»Åͼ½¹±, dai molti inni), patrona dell'orchestica, della pantomima, della danza associate al canto sacro ed eroico. È rappresentata coronata di fiori tutta avvolta nel suo manto. A seguire si incontra la sesta musa, Erato (in greco .Á±ÄÎ, che provoca deisderio), maestra dei canti amorosi e del suono, che tiene in mano la lira. La testa è una copia dell' Artemide di Colonna e non apparteneva alla statua originaria.


Ingrandisce foto Calliope - Tersicore - Apollo Citaredo

È la volta quindi di Calliope (in Greco s±»»¹ÌÀ·, ossia colei che ha bella voce) la musa della poesia epica (conosciuta come la Musa di Omero, l'ispiratrice dell'Iliade e dell'Odissea, ma anche di Dante, citata nel primo canto del Purgatorio). La musa è ritratta seduta con in mano una tavoletta su cui scrivere. La testa della statua, risalente al I d.C., non è quella originaria.
L'ottava statua è quella di Tersicore (in greco ¤µÁȹÇÌÁ·, colei che si diletta nella danza) che presiede alle danze sacre. Diversamente dall'iconografia classica, in cui è rappresentata in atto grazioso di saltare, qui la troviamo seduta con la lira in atto di recitare gli inni sacri.
Anche in questo caso la testa, seppur antica, non è quella originaria.
In ultimo troviamo Euterpe (greco .ÅÄ­ÁÀ·, colei che rallegra), la nona musa, patrona della musica (in particolare degli strumenti a fiato). Anche questa proveniente dal principe Lancellotti, è la seconda statua estranea al ciclo della Villa di Cassio.

Come sempre accade nella raffigurazione classica delle Muse, non manca la presenza dell'Apollo Citaredo , una statua colossale di marmo del II secolo D.C., opera di uno scultore romano anonimo. Il dio è raffigurato con un abito teatrale che lo copre fino ai piedi, con il capo cinto di foglie di alloro (come nella iconografia classica) impreziosite da una gemma centrale, nell'atto di suonare la cetra e, con le labbra semiaperte, cantare (per questo motivo è detto citaredo). Sulla cetra è scolpita in bassorilievo la figura di Marsia, il sileno che osò sfidare con l'aulos (un particolare strumento a fiato) il dio Apollo in una tenzone nella quale le Muse svolgevano il ruolo di giudice. Dopo un sostanziale pareggio, Apollo propose di suonare rovesciando ognuno i propri strumenti ma mentre la cetra continuava logicamente ad emanare dolci melodie, l'aulos non riuscì ad ottenere gli stessi risultati.
Il dio, allora, decise di punire Marsia per la sua superbia (hýbris, in greco) e, legatolo ad un albero, lo scorticò vivo.

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