Il ciclo delle Muse sedute di Villa Adriana

I primi scavi eseguiti nell'area di Villa Adriana di cui abbiamo notizia (1492-1503) risalgono a Papa Alessandro VI Borgia e furono concentrati nella zona dell'Odeion, il teatro del settore meridionale della Villa. Proprio durante questi scavi fu riportato alla luce il famoso ciclo delle Muse sedute (oggi è conservato nel Museo del Prado a Madrid), nove personaggi della mitologia greca e romana, figlie di Zeus e di Mnemosine (o Memoria), assai importanti nell'antichità in quanto rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, di cui erano anche patrone.
La fonte è Pirro Ligorio, l'architetto napoletano che lavorò nella costruzione di Villa d'Este e che per conto di Ippolito II d'Este studiò molto Villa Adriana compiendo anche diversi scavi. Questi riferisce che le nove statue delle Muse in marmo pario (una varietà di marmo bianco a grana fine particolarmente pregiato, proveniente dalle cave nell'isola di Paros in Grecia) decoravano il proscenio dell'Odeion poste in apposite nicchie. Si tratta probabilmente di una copia di un originale greco del II secolo a.C. ed il cui soggetto fu in seguito ripreso dagli scultori romani per l'abbellimento di altre ville. Proprio a Tivoli, presso la Villa di Cassio fu ad esempio ritrovato un altro ciclo di Muse molto famoso in cui, ad eccezione di quello di Villa Adriana, le figure femminili sono raffigurate in piedi.

Villa Adriana - Musa Clio
Ingrandisce foto Clio - Foto di Ana Belén Cantero Paz

Purtroppo il ciclo non ci è pervenuto in modo completo in quanto manca la statua della Musa Melpómene, protrettrice della tragedia. Sempre dal Ligorio apprendiamo di come le nove statue, una volta riportate alla luce, furono trasportate nella Villa di Papa Clemente VII Medici a Monte Mario (Villa Madama). Proprio in questa villa, nel frattempo passata di mano ai Farnese, Marteen van Heemskerck disegnò, tra il 1532 e il 1536, quattro statue femminili sedute tutte acefale (probabilmente Calliope, Tersicore, Erato e Polimnia) descritte negli inventari come "ninfe sedute".
Nel 1681 Ranuccio II Farnese, duca di Parma, cedette le sculture a Cristina di Svezia. Il ciclo, opportunamente restaurato dal fiorentino Massimiliano Soldani Benzi (anche se alcuni studiosi suggeriscono Ercole Ferrata o il Nocchieri) con l'aggiunta delle braccia e delle teste mancanti (alla statua di Talia fu aggiunta una testa avente le sembianze di Cristina di Svezia), fu sistemato presso una sala apposita del Palazzo di Via della Lungara e venne completato con l'introduzione della figura di un Apollo Citaredo scolpito dallo scultore Francesco Maria Nocchieri.

La regina in persona, con un trono dedicato, fungeva da nona musa. Dopo la morte di Cristina, nel 1692 il ciclo, ereditato dal cardinale Decio Azzolini, finì nelle mani di Livio Odescalchi, duca di Bracciano, che approntò a tal proposito una sala dedicata nel suo Palazzo Chigi. Alla morte del duca, avvenuta nel 1713, ci furono tentativi, falliti, di vendere l'intera collezione in un primo tempo alla Francia ed in seguito alla Russia. Nel 1724 l'erede, Baldassarre Erba Odescalchi, con un negoziato condotto dal cardinale Francesco Acquaviva, fratello del duca di Atri, assistito dallo scultore Camillo Rusconi, cedette, per 50.000 scudi, il ciclo ai sovrani spagnoli Filippo V di Borbone ed Elisabetta Farnese che lo portarono in Spagna per arricchire il Palazzo di San Ildefonso a Segovia. Nel 1830 il ciclo, ad eccezione dell'Apollo Citaredo, fu portato nel Museo del Prado di Madrid dove è conservato ed esposto tuttora.

Musa Tersicore
Tersicore - Foto di Ana Belén Cantero Paz

Presso il Prado furono rimosse da Valeriano Salvatierra, anche in modo a volte drastico, le aggiunte di epoca barocca ad eccezione dei due putti che affiancano le Muse Erato ed Euterpe di cui abbiamo notizia dai disegni dell'abate Eutichio Ajello eseguiti nel 1751, importanti documenti in quanto permettono di conoscere lo stato originario di una parte delle sculture acquistate da Filippo V ed Elisabetta Farnese. Solo la statua della Musa Clio conserva la sua testa originaria mentre a Calliope è stata aggiunta una testa antica del tipo Venere Capitolina. Tutte le Muse sono state raffigurate sedute su una roccia vestite con un chitone cinto sotto il seno e un himation che ricade sulle gambe e sul sedile. I piedi calzano i caratteristici coturni o sandali.

Probabilmente nel corso dei restauri del XVII secolo furono aggiunti ad ogni statua gli attributi caratterizzanti ognuna delle Muse; ad esempio ad Urania fu aggiunto il globo. Solamente Tersicore, patrona delle danze sacre (avente in mano una lira) e Talia, la Musa della commedia (appoggiata vicino ad una maschera teatrale) conservano gli attributi originali. Osservando le statue si può notare come, eliminando gli attributi, le statue di Calliope ed Urania siano identiche così come quelle di Euterpe e Tersicore. Infine analizzando le sculture è possibile stabilire come le statue siano state realizzate in luoghi diversi seppur nello stesso periodo: Talia, Calliope, Tersicore e Clio, le cui vesti presentano pieghe molto ben distinte grazie a dei solchi più profondi, in un luogo ed Euterpe, Erato, Urania e Polimnia in un altro.

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