Nel "Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica per l'anno 1837" viene riportata dal Rossi la notizia del rinvenimento, durante i lavori per la realizzazione dei cunicoli gregoriani, fra le altre cose, di un antico orologio solare di epoca romana. Nel territorio tiburtino si ha notizia del rinvenimento in passato anche di altri esemplari (Antonini, nella sua "Opera de' candelanri antichi" ne menziona tre), di cui uno, anche se piccolo e non integro, faceva mostra di sè nel Palazzo Boschi prima che andasse perduto, insieme ad una parte dell'edificio, durante l'alluvione del 1826.
L'orologio, conservatosi perfettamente integro, scolpito su una pietra di marmo e regolato su una latitudine di 40 gradi (quella di Roma) era posizionato in modo orizzontale visto che vi erano segnate tutte le ore dall'alba al tramonto, secondo il sistema temporario in uso presso il mondo greco e romano. Tale sistema orario divideva l'arco diurno in dodici parti uguali numerandole dalla prima (sorgere del sole) fino alla dodicesima (tramonto), con distinzione fra giorni lunghi (estivi) e corti (invernali).
Sopra e sotto l'orologio sono altresì presenti due iscrizioni che hanno permesso di individuare chi commissionò l'opera, un certo Tito Erennio figlio di Lucio, e chi la restaurò, Tito Erennio, figlio di Tito, che ricoprì a Tivoli la carica di quatorvirato. Molto probabilemnte la famiglia degli Erenni aveva nella campagna tiburtina una propria villa e ne sarebbe testimonianza una lapide citata dal Volpi nel suo "Vetus Latium Profanum", libro XVIII. Questa lapide, secondo Stefano Cabral e Fausto Del Rè, come riportato in "Delle ville e de più notabili monumenti antichi della città e del territorio di Tivoli", fu ritrovata nella tenuta di Vitriano (nei pressi di Campolimpido, nella campagna sotto la Villa di Quintilio Varo) dove, oltre a questa, furono riportate alla luce anche pezzi di colonne, piccole statue e molti sarcofagi. Sulla lapide era scritto: "Dis. Manibus Herenniae . Lampad Concubinae Herenni . Postumi Cuius . Ossa . Ex. Sardinia Translata . Sunt". La tenuta di Vitriano, il cui nome oggi non è più ricordato, potrebbe derivare da Virgiliano , ovvero quel Fundum Virgiliunum in territorio Tiburtino di cui fa menzione un antico Codice scritto nel 945 , citato da Ferdinando Ughelli negli "Atti de' Vefcovi Tiburtini".
Nel "Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica per l'anno 1837" viene anche supportata l'ipotesi della collocazione dell'orologio. Sempre nel corso dei lavori dei cunicoli gregoriani fu ritrovata infatti una lapide in travertino in cui è riportata la scritta "T. Orbius . L....... Basilicam Populo.", purtroppo non completa in quanto mancante la parte destra. Sembrerebbe dunque certa la presenza di una basilica romana, fatta costruire per il popolo dalla famiglia Orbia, e presumibilmente andata perduta durante una delle tante alluvioni dell'Aniene.
L'autore ipotizza che il suddetto orologio solare fosse collocato proprio all'interno di tale basilica.
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