Cronaca dell'alluvione del 1826

In "Notizie storiche antiquarie statistiche ed agronomiche intorno all'antichissima città di Tivoli e suo territorio" lo storico Francesco Bulgarini riporta interessanti notizie inerenti il fiume Aniene e le sue piene. Di seguito riportiamo la cronaca della tremenda alluvione del 16 e 17 novembre 1826.
"Nel 1822 fu riconosciuto un gorgo profondo all'estremità destra del muragliene, nel qual luogo si apri la gran rotta nel mezzodì dei 16 Novembre 1826, stante una straordinaria piena. In poche ore l'alveo del fiume si abbassò otto metri, crollò quindi la strada di S. Falena, che metteva alle Palazzo, e quella di 5. Lucia unitamente alla chiesa, e diciotto case circostanti; porzione del palazzo Boschi con il giardino e di sci altre; i residui delle quali restarono pericolanti in una altezza di metri 33. Tutta questa massa formò un argine all'abbassato letto del fiume, che il giorno 17 scoprì i lavori sopradetti del 1592, e si abbassò in seguito fino a metri 18, senza più profondarsi, restando la popolazione, che fuggita era dalle contrade circostanti calmata dal timore avuto il primo giorno della rovina, nel quale s'immaginò parte della città sobissasse. Fortunatamente niuno perì; solo molte masserizie non poterono salvarsi, ed un eccidio di centinaja di persone sarebbe avvenuto, se il disastro accadeva di notte.


Valle dell'Inferno al tramonto

Restarono in secco l'acquedotto, che dava l'acqua a Villa D'Este della portata di quattro canali di palmi due e mezzo riquadrati d'acqua per ciascuno; quelli di Brizio, della Forma, di Spada, di Casacolta, ciascuno dell'anzidelta portata; quali animavano quarantotto edifici!, che davano molo ad ottantasei macchine, a dodici fontane e pubblici lavatoj, e trentasei particolari; e per ultimo le acque dei due primi inaffiavano ottanta orti suburbaui, e gli altri due formavano le belle pittoresche cascatelle.

Leone XII di felice memoria, appena saputo l'infortunio, spedi soccorsi di pane e farina, il consiglio d'arte, e Monsignor Nicolai qual Commissario Apostolico. Si fecero subito lavori provisorii a salvaripa, e fu scoperto il sopradctto canale antico, ed il giorno otto Decembre le acque sboccarono dalla parte opposta della città in Veste, animando dodici opificii. Quindi pubblicò il Governo un concorso per aver progetti di stabile riparazione, e ne furono presentati diecisette; ma prescelto quello del consiglio d'arte, che il primo Giugno 1827 fu posto in esecuzione; accorrendo improvvisamente Papa Leone li 17 Settembre ad avvalorarne il sollecito proseguimento, accolto con straordinario entusiasmo dalla riconoscente popolazione.


Ingrandisce foto Cunicoli gregoriani

Fu costruito un nuovo muragliene parallelo al vecchio della stessa altezza e lunghezza, venti metri indietro, costruendo ai due fianchi due grossi piloni atti a sostenere un arco per ponte. Attaccati a questi sono due muri a scivolo, che intestano al vecchio muro tagliato a metà. L'intervallo Ira questo ed il nuovo è ripieno di breccie disposte a scivolone, lastricato di grosse pietre di monte ad opera incerta; così questi muramenti formano un solo masso, ed una doppia caduta a scivolo. Dalla parte destra ove il fiume si era aperto l'alveo, furono costruiti due grandi muri intestati, uno dal pilone sino alla sponda, l'altro dal vecchio muragliene alla detta sponda. Per rialzare le acque sino all'imbocco deviatorio della stipa, furono adoprati gabbioni cilindrici ripieni di breccie, lunghi quattro metri: in tal guisa poterono eseguirsi i lavori senza pericolo.

Le ripe franate della città furono sorrette da continuate palafitte a quattro ordini di travi di castagno battuti e collegati con traverse, l'ultimo ordine delle quali trovasi ad un metro sottacqua. Furono ultimati i lavori nei primi di Settembre 1828, e calati i tavoloni nel canai della stipa: impedito perciò il corso alle acque, il fiume incominciò a rialzarsi, ed il dì quindici toccò le soglie degli acquedotti per gli opificii, ed alle due ore di notte traboccarono dalla nuova chiusa, formando una nuova e bella caduta. ".

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